Home

Calcio

Calcio Internazionale

Formula 1

Basket

Altri Sport

Personaggi

Guerin Sportivo

LIVE

Miracolo alla Nicola

LEGGI TUTTO
© LAPRESSE
La salvezza di Niang, l'Atalanta contro il sistema, l'effetto de Rossi e il ritiro di Bonucci

Il Frosinone è la terza retrocessa in Serie B, insieme a Sassuolo e Salernitana, ma al contrario delle due compagne di sventura ha poco da rimproverarsi anche se il modo in cui ha perso con l’Udinese, con l’Empoli che poi ha trovato nel recupero il gol salvezza, fa male. La cilindrata della squadra di Stirpe non era diversa da quella di Empoli e Udinese, o di altre già salve come Verona e Lecce, ma qualcuno doveva retrocedere e non è che un finale del genere, dopo avere più volte sfiorato il vantaggio, cambi il giudizio su una realtà dove si lavora bene con mezzi limitati e non si perde la testa (mai in discussione Di Francesco, che con le precedenti 4 squadre aveva chiuso con 4 esoneri a stagione in corso). Semmai l’impresa l’ha fatta l’Empoli, con una partita enorme e disperata contro una Roma di altra categoria ma con il morale basso per l’esclusione dalla Champions, trovando in pieno recupero con Niang un gol storico in molti sensi. Anche in quello di poter giocare il quarto campionato di fila in Serie A, cosa mai riuscita al club da 33 anni magnificamente gestito da Fabrizio Corsi. Un’altra impresa per Davide Nicola, che per una volta nella vita meriterebbe una squadra dalle ambizioni superiori e presa in mano in estate, un’altra impresa di un Empoli senza santi in Paradiso e con un bacino d’utenza appassionato ma limitato. Una realtà che non fa tragedie di fronte alla spesso inevitabile retrocessione e che continua a formare giovani per le nazionali, mentre altri ne parlano e basta. Salva anche l’Udinese: Cannavaro non aveva grandi referenze se non le glorie da calciatore, ma le sue chance se le è giocate alla grande in queste 5 partite e come nei videogiochi si è guadaganto una vita supplementare.

L’Atalanta ha continuato ad onorare lo sport pur essendo già sicura del posto in Champions, asfaltando il Torino che per la qualificazione Conference deve mercoledì tifare Fiorentina. Le demenziali regole UEFA avevano messo in mano a Gasperini il destino europeo della Roma, in più la Lega ci ha messo del suo non facendo giocare le partite in contemporanea e quindi falsando anche la lotta salvezza perché l'Empoli è stato sì eroico ma contro una Roma spenta. È chiaro che il cosiddetto ‘sistema’ avrebbe avuto convenienza ad avere un’Atalanta quinta, quindi con clamorosi 6 posti nella rinnovata Champions a 36 squadre, ma è evidente che di questo sistema l’Atalanta non fa parte e nemmeno ne ha mai fatto parte, se non come partner di mercato di questo o di quello: perché mettersi a fare favori, oltretutto antisportivi, che non verranno mai restituiti?

Al di là degli incastri di calendario non c’è dubbio che la Roma abbia finito in calando una stagione stranissima, con cambi dirigenziali importanti ed un piazzamento da Europa League che veniva ottenuto anche in stagioni considerate disastrose. L’effetto De Rossi è un’invenzione giornalistica e nemmeno di tutti i giornalisti, ma soltanto di quelli che imputano a Mourinho tutti i mali del mondo. L’ex Capitan Futuro ha preso in mano la squadra il 16 gennaio, dopo la sconfitta con il Milan a San Siro, con una Roma nona, 3 punti sotto il Bologna e 4 sotto l’Atalanta. Adesso, complice il crollo del Napoli, ed il calo di Lazio e Fiorentina e Lazio, il piazzamento è migliorato ma questi punti di distacco sono diventati 5 e 6 (e potrebbero aumentare). De Rossi ha però di sicuro portato un clima migliore, dentro e intorno alla Roma, insieme a qualche cambiamento tattico. Complice un buon calendario ha migliorato subito la classifica, facendo bene in Europa League contro il Milan e uscendo in semifinale con il Bayer Leverkusen, ormai descritto come una specie di Real Madrid ma i cui ingaggi sono due terzi di quelli della Roma. Di sicuro De Rossi ha dimostrato di essere un allenatore, con in più il patrimonio di amore dei tifosi che arriva dalla sua storia, anche familiare. Ma dire che, paragonato a Mourinho, abbia spiegato calcio è esagerato. E non è un caso che la Roma degli ultimi anni sia quasi abbonata al sesto posto, a prescindere dalle circostanze, con l’ultima qualificazione Champions che risale ai tempi di Di Francesco, in un contesto molto diverso.

Chiusura in tono minore per Leonardo Bonucci, a 37 anni, da riserva poco giocante nel Fenerbahce, al termine di una stagione iniziata litigando con la Juventus, visto che avrebbe fatto qualsiasi cosa per rimanere, anche con Allegri, proseguita con l’Union Berlino fra pochi alti e molti bassi, e chiusa in Turchia. Questo finale nulla toglie alla carriera di Bonucci, colonna della Juventus dominatrice degli anni Dieci e della Nazionale di Euro 2020, con 9 scudetti (il primo, dal punto di vista però solo statistico perché era un Primavera, quello assegnato all’Inter dopo Calciopoli) e tutto il resto. Non ha mai goduto della buona stampa del più furbo e uomo di calcio Chiellini, altra colonna di una Juventus che iniziò a vincere con Conte in panchina, ed in generale non è stato certo Scirea, ma è uno di quei difensori detestati dagli avversari che un tifoso vorrebbe sempre avere nella propria squadra. Essere detestati dagli avversari è quasi sempre una buona referenza. Troppa personalità per fare l’allenatore in un mondo di finti umili, magari ci sorprenderà come commentatore.  

stefano@indiscreto.net