L’Italia non parteciperà al Mondiale per la seconda volta consecutiva e il termine da usare è uno solo: fallimento. Certo la Macedonia del Nord è stata dominata dalla squadra di Mancini, anche se le occasioni da gol non sono state tante. Certo la qualificazione era stata messa in discussione da un cattivo post Europeo, senza quello spirito da notti magiche di giugno-luglio. Certo senza i due rigori, ma ne sarebbe bastato uno, sbagliati da Jorginho contro la Svizzera saremmo qui a fare altri discorsi: Jorginho, cioè il migliore della gestione Mancini. Certo l’Italia di Mancini rimane molto diversa da quella di Ventura: un gruppo di giocatori coeso, senza troppi campioni ma comunque di alto livello, un Europeo vinto contro ogni pronostico, un buonissimo ambiente testimoniato sia dal dopo vittoria sia dal dopo sconfitta.
La partita di Palermo è stata per molti versi maledetta, da tante che sono state le situazioni create, soprattutto sulla fascia sinistra, dove da Verratti, Emerson e Insigne è nato tanto gioco. Situazioni, però, più che occasioni. Dall'altra parte sembrava davvero la serata di un ispirato Berardi ed in effetti le occasioni migliori sono capitate a lui, ma segnare con un tiro in quasi 100 minuti di gioco, quello di Trajkovski, non significa rubare perché il calcio è questo e perché la squadra di Milevski ha giocato l’unico tipo di partita per lei possibile, oltretutto senza i suoi giocatori più rappresentativi (Elmas e Pandev). Nell'Italia non ci sono troppi assenti che avrebbero cambiato le cose, visto che Spinazzola e Chiesa sono infortunati e Balotelli sarebbe stato una scommessa, ancora più di quel João Pedro che stava per segnare il gol dei supplementari. Belotti, Scamacca, Zaniolo? Vale tutto, visto che stiamo parlando di un gol alla Macedonia e non di rimontarne quattro alla Francia. In definitiva una partita incommentabile, se non con lo schema del ‘Manca la cattiveria sotto porta’ buono per giustificare ogni sconfitta. Immobile non è cattivo?
Il tempo per l’analisi approfondita purtroppo non mancherà, resistendo alla tentazione di far coincidere la Nazionale con tutto il calcio italiano: se così fosse allora nel 2021 saremmo stati un movimento di fenomeni da imitare da parte di Francia, Spagna, Inghilterra, eccetera. Nel presente c’è il dolore violento e sordo del massimo evento sportivo mondiale che vedremo soltanto in televisione, per la seconda volta di fila, il che significa che nel 2026 ci saranno italiani quasi maggiorenni che non si ricorderanno di un Mondiale con l’Italia a partecipare. Sempre che nel 2026 ci si riesca a qualificare. Con Mancini ancora in panchina, come da contratto? Lui giustamente non vuole decidere a così poca distanza da questa mazzata e non vediamo come Gravina possa esonerarlo dopo che lui per primo ha detto di non voler legare un progetto a un gol in più o in meno. Certo la permanenza di Mancini in azzurro sarebbe una svolta culturale notevole. Ma per parlarne abbiamo tutto il tempo che vogliamo, il Mondiale non è alle porte.