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La formazione di Tarcisio Burgnich

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Il grande campione dell'Inter e della Nazionale, uno dei giocatori più iconici di una delle formazioni più ricordate del calcio italiano, è morto a 82 anni. Sarti, Burgnich, Facchetti...

Tarcisio Burgnich è morto all'età di 82 anni e con lui se ne va uno dei giocatori simbolo di una delle squadre più iconiche della storia del calcio italiano, la Grande Inter di Angelo Moratti e di Helenio Herrera la cui formazione chiunque, anche chi non l'ha mai vista in campo, conosce a memoria come una filastrocca: nella sua versione più popolare Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Peirò, Suarez, Corso. In pratica la formazione della finale della Coppa dei Campioni 1964-65, quella vinta a San Siro sotto il diluvio contro il Benfica di Eusebio... Tutto facilitato dalle maglie dall'1 all'11, dall'assenza di sostituzioni, dal fatto che quasi tutti fossero campioni di livello assoluto. Come appunto Burgnich, fra l'altro colonna della Nazionale di Valcareggi campione d'Europa nel 1968 e vicecampione mondiale nel 1970, dietro al Brasile di Pelé dopo Italia-Germania Ovest 4-3, in cui segnò il gol del 2-2...

Il tempo è l'unico avversario che non si può battere e quindi la contabilità macabra dice che di quella formazione sono ancora fra di noi Bedin, Guarneri, Jair, Mazzola e Suarez. Che gran parte del loro percorso l'hanno fatta insieme a Burgnich, il quale capitò all'Inter davvero per caso, dopo essere cresciuto nell'Udinese, giocando anche insieme a Zoff (di 3 anni più giovane) e venendo acquistato nel 1960 dalla Juventus, dove arrivò dopo i Giochi Olimpici di Roma. Era la Juventus di Sivori, Charles e di un Giampiero Boniperti sulla via del ritiro, e pochi ricordano lo scudetto che Burgnich vinse in bianconero da coprotagonista, visto che in un calcio senza sostituzioni disputò quasi metà delle partite. La Juventus però non credette in lui e lo mandò a Palermo, da dove Italo Allodi lo prese per 100 milioni di lire, cifra notevolissima per un difensore.

Da lì e per 12 anni soltanto Inter e Nazionale, prima di chiudere in maniera più che dignitosa al Napoli, giocando da libero, sfiorando lo scudetto con Vinicio, e ritirandosi nel 1977 a 38 anni. 5 scudetti, 2 Coppe dei Campioni  2 Coppe Intercontinentali, una Coppa Italia e tutto quello che si può trovare su Wikipedia dicono qualcosa del calciatore Burgnich ma non di quanto sia stato considerato iconico. L'emblema del difensore duro (lo chimavano 'Roccia') ma corretto, del professionista serio ma senza metterla giù dura, dell'uomo di poche parole ma non antipatico né scontroso. Meno scintillante ma comunque buona la carriera da allenatore con Livorno, Catanzaro (settimo posto in A, miglior piazzamento del club nella storia), Bologna (dove lanciò un giovanissimo Roberto Mancini), Como (promozione in A), Genoa, Vicenza, Cremonese, Salernitana, Foggia, Lucchese, Ternana e Pescara.

All'Inter ci sarebbe tornato soltanto come osservatore, anche se nel 1981 fu vicinissimo alla firma come allenatore. Fraizzoli aveva deciso di chiudere il rapporto con Eugenio Bersellini, ritenendolo alla fine del suo ciclo dopo le semifinali di Coppa dei Campioni con il Real Madrid, ed aveva scelto al suo posto proprio Burgnich. Burgnich lo avvisò di essere in trattative con il Bologna, Fraizzoli prese tempo e contattò anche Ilario Castagner che all'epoca era alla Lazio, alla fine trovò più logico riconfermare Bersellini e Burgnich effettivamente firmò con il Bologna. Chissà, magari se avesse firmato con l'Inter anche la sua carriera da tecnico saerebbe stata di livello super. Di sicuro il rispetto da parte di tutto il mondo del calcio non gli è mai mancato, Burgnich non aveva bisogno di morire per essere rivalutato.