La tragedia di Genova con il crollo del Ponte Morandi, 39 morti e bilancio ancora provvisorio, ha come tutte le tragedie avuto i suoi scampati con modalità che non è esagerato definire miracolose. Fra quelli del mondo del calcio c’è Mimmo Criscito, transitato sul ponte 10 minuti prima del crollo, ma soprattutto Davide Capello.
Non è mai stato un personaggio da prima pagina, Capello, ma il trentaquattrenne portiere sardo ha avuto comunque un buon inizio di carriera: qualche presenza in serie B nel 2003 nel Cagliari di Cellino allenato da Gian Piero Ventura, che aveva in campo anche Suazo e Zola, ma soprattutto le convocazioni di Francesco Rocca in una Nazionale Under 20 in cui avrebbero fatto strada Gastaldello e Quagliarella. Poi la semiscomparsa in categorie minori, in Sardegna, prima del ritorno in Liguria per allenare i portieri del Savona e soprattutto fare il vigile del fuoco. Nel Savona era anche terzo portiere ed è stato probabilmente uno dei pochi calciatori italiani a rinunciare a un contratto professionistico, a 29 anni, per andare a fare un lavoro ‘normale’, che poi tanto normale non è, come quello di vigile del fuoco, dopo avere superato il concorso. Senza mai dimenticare il primo amore, visto che attualmente è in rosa nel Legino, squadra di Promozione proprio di Savona.
Mentre percorreva il ponte, sotto la pioggia battente, Capello quasi non si è accorto del crollo e di certo non sa spiegare come lui e la sua auto distrutta si siano ritrovati cinquanta metri più in basso, fra detriti e lamiere di altre auto. Incredibilmente illeso, Capello ha avuto la prontezza di spirito di telefonare al padre mentre si trovava ancora incastrato nell’auto, dicendogli che era vivo e aspettando i soccorsi. Una storia a lieto fine, in mezzo a tante vite distrutte con responsabilità da accertare, ma già piuttosto chiare.