In un mondo in cui il
Papa invita a prendere con le molle i veggenti c'è ancora qualcuno che crede a un
Ibrahimovic, ma potremmo dire Piripicchio, che si autoridurrebbe di due terzi l'ingaggio pur di tornare al Milan, passando da una Champions League ancora da conquistare, a 34 anni, al nulla europeo. A parità di ingaggio, magari corrisposto con diverse modalità (quelle ben note del passato non soltanto rossonero), almeno il discorso avrebbe una minima logica, ma così... Di più: Ibra è la stella più luminosa della galassia di
Mino Raiola, che di certo è uno dei principali danneggiati (gli altri sono Galliani più i mediatori e i procuratori di famiglia) dalla presenza di Doyen nell'oscura operazione che fra due mesi dovrebbe portare
Silvio Berlusconi a vendere il 48% del Milan ancora non si sa esattamente a chi (
Mister Bee è un broker, le megabanche citate possono anche essere soltanto garanti e non socie nella cordata). Insomma: il fuoriclasse svedese non si sente apprezzato il giusto a Parigi, ma non fino al punto di buttare via 8 milioni all'anno per i prossimi tre anni. Fino ad oggi siamo quindi a una replica, senza valenze elettorali ma soltanto per la piazza, della pantomima mediatica vista con
Ancelotti. Questo non significa che il Milan non farà un buon mercato, anzi siamo convinti proprio del contrario. Su Doyen siamo infatti controcorrente, perché se non è bello sapere che i tuoi giocatori possono essere ceduti in qualsiasi momento visto che (in tutto o in parte) non sono tuoi è altrettanto vero i giocatori Doyen girano molto perché devono girare molto (ad ogni cambio di maglia corrisponde un aumento del prezzo e dell'ingaggio) e quindi fare mercato nel breve periodo è molto più facile senza essere costretti a gestire i 'pacchi' del Chelsea della situazione o svincolati bolsi. È quindi più probabile che il nuovo Milan si fondi sui
Kondogbia (22 anni), sui
Brahimi (23), sugli
Witsel (26), eccetera, da cedere magari dopo un paio d'anni, che sugli Ibrahimovic.
Twitter @StefanoOlivar