Il cammino delle due compagini, gli uomini-chiave, i precedenti. Quello che c’è da sapere sulla finalissima di Berlino.
IL PERCORSO DELLE DUE SQUADRE Il Barcellona in campo europeo è stato autore di una stagione praticamente perfetta: dieci vittorie e appena due sconfitte, quella in casa del Paris SG nella fase a gironi e quella all’Allianz Arena contro il Bayern nel ritorno della semifinale. K.o. quest’ultimo, totalmente indolore, visto che i blaugrana provenivano da una vittoria per 3-0 all’andata. Per il resto, nemmeno un pari. Solo tante vittorie, di cui alcune di qualità e autorevolezza: pensiamo ad esempio al successo esterno per 2-0 sul terreno dell’Ajax, al 3-1 contro il Paris SG nel match di ritorno dei gironi, che ha garantito il primato del proprio raggruppamento, al doppio successo sul Manchester City negli ottavi, o alle altre due sfide ancora contro il Paris SG nei quarti di finale, chiusi già dopo i primi 90’ con un 3-1 al Parco dei Principi. E infine, proprio al 3-0 contro il Bayern Monaco dell’ex Guardiola, spazzato via senza pietà al suo primo incrocio contro i catalani. Su questa corsa priva di intoppi, ha pesato ovviamente il tridente delle meraviglie Messi-Neymar-Suarez. Dieci gol il primo, nove il secondo, sei il terzo. Venticinque dei trenta complessivi segnati dai catalani. La Juve ne ha segnati quindici in tutto. Ciò per dare un’idea della forza dell’attacco. La squadra di Allegri invece ha costruito i suoi successi con una formazione più bilanciata, attenta alla fase difensiva: nella fase a eliminazione diretta, ne ha subiti tre in tutto, di cui uno su calcio di rigore. Il cammino dei piemontesi è stato un po’ più facile rispetto a quello degli avversari. Avversari come Borussia Dortmund e Monaco sono stati salutati con favore al momento dei sorteggi. Molte delle squadre affrontate sono capitate in stagioni di transizione, laddove il Barça andava a pescare i campioni d’Inghilterra e di Francia in carica. In semifinale c’era poco da scegliere e il sorteggio è stato equo: i detentori del torneo per la Signora, i favoriti della vigilia per il Barcellona. Detto della batosta inflitta al Bayern da parte dell’undici di Luis Enrique, il duello tra Juve e Real Madrid rappresenta al momento l’istantanea più nitida per quel che riguarda la stagione in corso. Madama ha accettato il suo ruolo di sfavorita e trascinata dalle prodezze del suo ispirato duo d’attacco Tevez-Morata (unici due giocatori ad aver segnato più di un gol nel corso di questa campagna europea), si è costruita l’impresa che ha spalancato le porte della finale. Il 2-1 ottenuto allo Stadium ha dato sicurezza in vista del ritorno, dove comunque sarebbe bastato uno 0-1 per vanificare tutto. E quando al Bernabeu, il Real ha colpito con il rigore di Ronaldo e il sogno pareva giunto al termine, ecco l’acuto di Morata, fischiato ex, che ha rimesso la Juve col naso avanti e spalancato le porte di Berlino.
I PROTAGONISTI Berlino, già. Si è parlato molto di questa suggestiva sede, nella quale l’Italia raccolse il trionfo olimpico del 1936 e mondiale del 2006. In quest’ultima occasione, c’erano Buffon, Pirlo e Barzagli. I tre hanno l’occasione di ripetersi nello stesso stadio e ciò rappresenta uno dei tanti leit-motiv del match (un altro avrebbe dovuto essere il confronto tra Suarez e Chiellini, opposti per la prima volta dopo il Mondiale brasiliano. Confronto saltato negli ultimi giorni per il forfait di quest’ultimo). Per tutti e tre sarà probabilmente l’ultima chiamata per prendere possesso del titolo (Pirlo l’ha già vinto due volte ai tempi del Milan). Così come sarà l’ultima occasione per Carlos Tevez, il fromboliere che ha guidato la Juve fino all’ultimo atto. L’Apache aveva negli ultimi anni sviluppato una certa allergia ai gol continentali. Era bloccato e finito in una specie di sortilegio che ne appannava le prestazioni. Quest’anno è risorto: la doppietta al Malmö lo ha liberato dal tabù e da lì in poi è stato quasi sempre risolutivo, a maggior ragione nei match cruciali. Il suo marchio si è visto tutto nei tre gol complessivi rifilati al Borussia Dortmund. Quelli che hanno spinto la Juve a non accontentarsi di un’avventura andata appena più in là del previsto, ma di osare per arrivare fino in fondo. La sfida tra Tevez e Messi , infiammerà l’Olympiastadion: entrambi argentini, entrambi numero 10, entrambi decisivi nelle sorti delle loro squadre: la fame e la leadership dell’uno contro la classe immensa e infinita dell’altro, continuamente a caccia di record e trofei. Vada come vada, sarà probabilmente uno di loro due a strappare le copertine di giornali e riviste. I due sono finalmente tornati compagni di nazionale, dopo un assurdo ostracismo ai danni dell’Apache. E arrivano al massimo della forma all’appuntamento berlinese. Ma il duello tra i due fuoriclasse argentini non è il solo ad occupare le cronache: in Spagna ci si prepara all’ultima gara in blaugrana di Xavi, assieme a Pirlo il miglior regista degli ultimi anni. E proprio la presenza dei due centrocampisti, così “totali” e illuminanti sia a livello di club sia di nazionale, è un’altra chiave di lettura della gara anche se Xavi probabilmente non partirà nemmeno dall’inizio. Ad ogni modo, il fatto che sia un probabile panchinaro il giocatore più chiacchierato della vigilia fa capire la grandezza di questo giocatore e offre già un’idea della nostalgia che proveranno in Catalogna quando vedranno questo professionista esemplare andare a terminare la carriera in Qatar. Xavi e Pirlo, tre Champions League vinte il primo, due il secondo, un Mondiale a testa ed entrambi privati di un Pallone d’oro che avrebbero meritato e che magari è andato a finire a quelli da loro lanciati in porta.