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Un pretesto per Conte

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Sono mesi che Antonio Conte le sta provando tutte per liberarsi, senza dare l'idea di fuggire, di una panchina della nazionale accettata in un momento particolarissimo: come definire altrimenti le dimissioni-esonero da allenatore della Juventus, per motivi poi rivelatisi inconsistenti (la rosa non ritenuta da Champions League) a pochi giorni dall'inizio del raduno? Conte è un tipo di allenatore e di persona che ha bisogno del rapporto quotidiano con i suoi calciatori, ma soprattutto non ha il carattere giusto per sopportare il ruolo di pupazzo del tiro a segno, come sempre i c.t. azzurri sono stati. Perché quando li critichi da allenatori dei loro club subito si alza la canea del tifo demente, mentre la Nazionale è di tutti e quindi in definitiva di nessuno. Adesso filtra, anzi 'filtra', che Conte non sopporterebbe di guidare l'Italia da qui all'Europeo con un processo sulla testa e che proprio per questo i suoi avvocati hanno mandato alla procura di Cremona un memoriale con lo scopo di ottenere l'archiviazione. Perché, questa la tesi pro-Conte, i reati dimostrabili in dibattimento sarebbero soltanto sportivi (l'omessa denuncia per cui Conte è già stato squalificato) ma non penali. L'alternativa all'archiviazione è ovviamente il rinvio a giudizio, ma senza inerpicarci in scenari giuridici è chiaro che Conte non vorrebbe dividersi fra la preparazione all'Europeo e un processo inevitabilmente più mediatico che penale. Un sentimento comprensibile, mentre lo sarebbe meno, a parità di situazione processuale, vedere Conte sulla panchina del Milan o di altri club. Twitter @StefanoOlivari