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La prima Italia di Banchi

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I convocati in viale Tiziano, Spoelstra per Los Angelese 2028 e Delfino nella storia

La prima Italia di Luca Banchi, che si ritrova lunedì prossimo a Roma, nello storico palazzetto di viale Tiziano, è per forza di cose una squadra sperimentale. Senza i teorici azzurri che giocano all’estero, NCAA compresa, e anche senza molti di quelli che giocano in Serie A, non necessariamente in Olimpia e Virtus visto quanti giocano coppe e coppette (solo Brescia ha avuto l’intelligenza di sfilarsi) europee. Tanta A2, tanti giovani e anche qualche ex giovane, un grande classico della nostra pallacanestro (in questa zona pericolosa ci sono ad esempio Caruso e Ethan Esposito, parlando dei convocati). Questo non toglie che sia facile predire un grande futuro a Francesco Ferrari e uno buono a Torresani, Loro e Okeke, nel contesto giusto. Non abbiamo capito, vista la logica di del raduno, perché tenere soltanto a disposizione Marangon, ma di sicuro nei bar italiani non si discuterà di questo. Alle impossibili (solo tre europee qualificate, bisognerà dirlo a Petrucci) Olimpiadi di Los Angeles potrebbe, fra questi primi chiamati da Banchi, andare soltanto Ferrari, ma in ogni caso raduni che avrebbero fatto impazzire l’immenso Aldo Giordani (memorabili i suoi articoli, anche sul Guerin Sportivo, sull’interruzione della Serie A per due amichevoli contro Cuba) hanno ancora un senso. Non devono inventare campioni che non ci sono, ma soltanto dare segnali di vita. 

Per Los Angeles 2028 sono ben altre le ambizioni di Erik Spoelstra, da poco nominato successore di Steve Kerr come allenatore di Team USA, dopo due Olimpiadi in cui è stato nello staff. Inutile ricordare ciò che ha fatto e sta facendo da 30 anni negli Heat, partendo da coordinatore video per diventare assistente di Pat Riley e poi head coach, con due titoli nell’era LeBron e tutto il resto, tirando fuori il massimo da roster stellari, medi e in qualche caso anche modesti. Per Spoelstra un compito non facile, visto che quello attuale sembra il peggior gruppo di giocatori statunitensi dai tempi del Dream Team originale. Negli ultimi 33 anni gli americani hanno fallito l’appuntamento olimpico (Spoelstra comunque sarà in pista già al Mondiale del 2027 in Qatar) soltanto nel 2004, con la squadra di Iverson, Wade, Duncan, James, Anthony, eccetera, guidata da Larry Brown arrivò terza dietro all’Argentina e all’Italia. Ma in quel caso si trattò di sottovalutazione degli avversari e di uno spogliatoio spaccato, visto che gli americani persero non soltanto con l’Argentina ma anche con Porto Rico e Lituania nel girone. Poi sono andati vicino al tracollo soltanto a Parigi, quando i grandi vecchi li hanno tirati salvati dalla sconfitta in semifinale contro la Serbia, in maniera anche fortunata (basti pensare al canestro da… 6 punti di Durant). Si può quindi dire che gli USA abbiano scelto l’allenatore giusto per la loro prima nazionale olimpica senza icone (a meno che nel 2028 il quarantenne Steph e il quarantaquattrenne LeBron…), che probabilmente vincerà lo stesso l’oro ma lo dovrà fare con logiche diverse. La nazionale di Tatum, Cunningham, Edwards, Mobley, Haliburton e, perché no, Banchero, è ancora sufficiente per asfaltare tutti.

La citazione di Atene 2004 ci serve anche per parlare del ritiro a 43 anni di Carlos Delfino, annunciato pochi giorni fa, cioè dell’ultimo esponente della Generacion Dorada ancora in attività. Certo nella squadra campione olimpica il suo status non era quello di Scola o Ginobili, ma fra un infortunio e l’altro la sua carriera è stata lunghissima, con quasi un decennio di NBA, tanta Europa e tanta Italia, a partire proprio dalla Reggio Calabria post Ginobili per poi vestire le maglie anche di Fortitudo, Torino, Pesaro e Cento. Inutile spiegare anche un medio appassionato di pallacanestro chi sia stato Delfino, giusto però notare che al di fuori della bolla NBA la storia si faccia soprattutto con la maglia della propria nazionale. Per questo tutti identificano Delfino, Scola, Ginobili, Sanchez, Oberto e Nocioni con l'Argentina e non con le loro imprese fatte altrove. 

stefano@indiscreto.net