L’Italia di Gianmarco Pozzecco è finita a Riga, nell’ottavo di finale dell’Europeo contro la Slovenia di uno stellare Doncic e di poco altro, a meno di non voler ingigantire i Muric e i Prepelic. Finita in tutti i sensi, perché il commissario tecnico ha annunciato che se ne andrà e in ogni caso Petrucci lo avrebbe sostituito anche in caso di arrivo ai quarti, cioè la giusta dimensione per un gruppo di giocatori che è al proprio capolinea in azzurro esattamente come Pozzecco. Sei di trenta anni o più, o meglio sette perché dovremmo per correttezza togliere il corpo estraneo Darius Thompson e inserire gli assenti Tonut e Polonara, una generazione di mezzo di fatto ridotta al solo Pajola e pochi giovani usciti dalla dimensione di giovani, forse il solo Niang, anche se Diouf ha fatto il suo. Altri sono in arrivo, ma dopo i successi da asteriscare nelle varie Under spetterà al successore di Pozzecco valorizzarli, sfruttando il lavoro della NCAA più di quello della Serie A.
Ecco, il successore di Pozzecco. Candidato quasi unico è Luca Banchi, che dopo un torneo non brillante ha lasciato la guida della Lettonia (l’avrebbe lasciata in ogni caso) dopo la fine della sua breve esperienza all’Efes, che al suo posto ha scelto Kokoskov. Il sessantenne Banchi ha dalla sua la grande esperienza internazionale e l’essere un allenatore-allenatore, la figura che Petrucci cerca dopo le stagioni di Sacchetti e Pozzecco. Basta con i players’ coach, quindi, anche se i luoghi comuni vanno sempre integrati con la realtà: l’Italia di Pozzecco ha quasi sempre difeso bene, anche contro il Doncic da 22 punti del primo quarto (un canestro da tre punti, segnato da 8 metri dopo uno step-back e la mano di Melli in faccia dice tutto della grandezza di questo giocatore) e ha sempre remato nella stessa direzione, la rimonta da meno 19 a meno 1 dice tutto da sola senza stare a ricordare altre imprese del recente passato. La fase offesiva troppo da compitino è stata zavorrata anche dai pochi giocatori con punti facili nelle mani, situazione che al bar porta a ricordare gli errori di Fontecchio, dai liberi nei quarti contro la Francia nei quarti dell’Europeo 2022 a un tiro da tre non segnato nel momento dell’aggancio alla Slovenia, invece delle mille prodezze del giocatore dei Miami Heat.
Pozzecco saluta dopo quattro grandi manifestazioni: quarti di finale a Eurobasket 2022 con tantissimi rimpianti, quarti di finale al Mondiale 2023 contro gli ingiocabili Stati Uniti, il cattivo preolimpico 2024 in Porto Rico (giocato senza Fontecchio, ma comunque male per atteggiamento e scelte), questo Europeo con un girone ben fatto nonostante pochi azzurri fossero al loro top e un ottavo perso da leggeri favoriti. Di sicuro la Nazionale di Pozzecco è sempre andata vicina ai suoi limiti, come del resto quella di Sacchetti, cosa che senz’altro non si può dire di quelle di Pianigiani e Messina. Sarà banale, ma il c.t. che piace ai giocatori è meglio di quello che non piace ai giocatori. soprattutto in quest'epoca in cui ci si può defilare dando la colpa al club (o al college) cattivo. Pozzecco beneficiario ma anche vittima del personaggio Pozzecco può avere ancora vita in un club, ma la Nazionale era secondo noi davvero il suo ambiente ideale.
Ultimo urrah azzurro anche per Danilo Gallinari, le cui occhiaie dicono più di mille analisi. Ha dato tutto quel pochissimo che fisicamente aveva, dopo i playoff vincenti in Porto Rico, un anno da giocatore di situazione ce l’ha ancora in canna. Sarà l’ultimo dei tre tenori NBA a ritirarsi: una generazione di campioni che però tutta insieme ha giocato soltanto due Europei, uno disastroso e uno concluso ai soliti quarti, battuti ai supplementari dalla Lituania, oltre al preolimpico di Torino con Messina c.t., che rimane la delusione più grande degli ultimi 20 anni in proporzione al valore della squadra. Peccato, per Gallinari che sull’altare azzurro ha sacrificato il finale di carriera NBA (fra i vari infortuni basta ricordare quello del 2022) ma anche per i tanti, Melli in testa, che hanno tirato la carretta per anni.
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