Addio a Marco Bonamico, scomparso a 68 anni dopo una vita da protagonista nella pallacanestro italiana, da grande giocatore. soprattutto nella Virtus Bologna e nella Nazionale di Gamba (argento olimpico a Mosca e oro europeo nel 1983). e da dirigente di primissimo piano, presidente della GIBA (il sindacato giocatori, che rappresentò anche a livello europeo) e della Lega Due. Sempre con il coraggio delle proprie opinioni, tenendo fede al soprannome di 'Marine' che gli era stato affibbiato non soltanto per il suo stile di gioco senza paura ma anche perché a metà anni Settanta era stato a un passo dal giocare nella NCAA, a Duke dove era già d'accordo su tutto con Bill Foster (il predecessore di Coach K): tanto bastava in quell'epoca di poiche informazioni per guadagnarsi la nomea di 'americano' anche se in realtà Bonamico non era un grande appassionato di basket statunitense ed anzi ha fatto molto per i giocatori italiani, soprattutto per quelli di livello molto inferiore al suo. In ogni caso l'avvocato Porelli gli impedì di partire, sostenendo che l'America fosse una strada senza ritorno e che avrebbe tolto ogni prospettiva azzurra (nel caso della NCAA non era vero). E così Bonamico si regalò una grande carriera europea, a voltre anche dalla parte sbagliate delle situazioni come nel caso del celeberrimo fischio di Van der Willige nella finale di Coppa dei Campioni 1981, episodio di cui peraltro parlava malvolentieri, da uomo che non cerca scuse. Ala piccola ma per i canoni dell'epoca quasi grande, attacco ma anche tanta difesa (Morse contro di lui perdeva la testa), icona senza social network. Che campione. La sua America era qui.
L’Under 18 allenata da Marco Sodini non ha vinto il suo Europeo, diversamente da quanto accaduto all’Under 20 di Alessandro Rossi, ma quella del 2007 che ha conquistato il bronzo a Belgrado è una classe davvero straordinaria: da Lonati a Garavaglia, da Accorsi ad Hassan, senza dimenticare tre colonne dell’Under 17 argento mondiale lo scorso anno come Suigo, Mathis e soprattutto Maikcol Perez, che a questi Europei non c’erano per motivi fisici e non soltanto, con un futuro ad alto livello già scritto (Perez giocherà a Baylor, Suigo al Mega in attesa di NCAA dalla porta principale o NBA), mentre c’era il 2008 Acunzo che a noi popolo di YouTube (incredibile che sui canali normali si vedano partite insulse e non queste) è piaciuto molto. Ricordando i risultati con la maglia azzurra della generazione NBA Bargnani-Belinelli-Gallinari, che la NBA l’hanno vissuta davvero alla grande, con Melli e Datome che l’hanno almeno assaggiata, evitiamo il trionfalismo preventivo. Ma l’America sta lavorando per noi.
Lo sbarco della NBA in Europa per il momento ha generato soltanto tanti click, in fondo basta la formula ‘Dicono iun America’ e si può inventare qualsiasi cosa: noi non facciamo eccezione, da tanto che l'argomento è intrigante. Fra l’altro l’opinione di Bill Simmons, il giornalista da cui poi è nato il ragionamento che ha portato a titolare ‘Il Milan nella NBA’, altro non è che una vecchia frase di Adam Silver riguardante il coinvolgimento di club calcistici di prestigio. Significa che la NBA non ha alcuna intenzione di fare un bagno di sangue finanziario, inventandosi squadre artificiali o peggio ancora accettando le logiche di bilanci in rosso del basket europeo che conta, ma preferisce andare sul sicuro: con i Real Madrid e i Barcellona della situazione. Il discorso è ovvio, con brand identificati solo con il calcio invece un po’ meno. La questione è comunque interessante: quanti tifosi dell’Olimpia Milano, simpatizzanti milanisti, tiferebbero per la nuova entità? Non ci sarebbero invece né concorrenza né tradizione a Londra, per fare un Chelsea NBA e meno che mai a Manchester. Tutto molto lontano, va detto, bar di alto livello.
Più vicini sono gli Europei dell’Italia di Pozzecco, viene da dire gli ultimi Europei per l’Italia di Pozzecco visto che chi conosce il commissario tecnico sa che si sente a fine corsa. Dopo la vittoria nella Trentino Cup annunciati i tagli di Bortolani e Caruso, a sorpresa nel senso che non si pensava che sarebbero stati loro i primi a tornare a casa. Per assurdo il caso DiVincenzo, di cui Guerin Basket ha già scritto, ha fatto abbassare le quotazioni di Pozzecco che dei passaportati non è mai stato un tifoso: la guardia dei Timberwolves è in condizioni fisiche precarie ma non al punto di non giocare e forse con un altro allenatore (ma secondo noi solo con la prospettiva delle Olimpiadi) si sarebbe presentato. Il punto non è che questa sia una ricostruzione corretta, ma che è ciò che pensa Petrucci, furioso per la brutta figura rimediata presso la politica, da Mattarella in giù.