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Il senso di Luis Scola

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© Getty Images
Con il trentanovenne argentino Ettore Messina si è regalato un'icona della pallacanestro mondiale e un allenatore in campo. Le partite da giocare per Milano sono tante, ma 16 giocatori veri non sono pochi...

Che senso ha per l’Armani l’ingaggio del trentanovenne Luis Scola, che esordirà in Eurolega contro il Bayern Monaco? I dubbi ovviamente non sono sul valore del giocatore, insieme a Campazzo trascinatore dell’Argentina fino alla finale del Mondiale cinese terminato a metà settembre, ma sulla sua reale utilità alla causa di una squadra che anche considerando la stagione monstre (34 partite di Eurolega e 32 di Serie A, considerando soltanto la stagione regolare e senza fare congetture su playoff e Coppa Italia) ha una rosa che con Scola diventa di 16 giocatori di alto livello, per quanto non tutti pronti (Nedovic e Gudaitis).

Ipotizzando un impiego uguale, scenario teorico visto che lo status di Rodriguez è diverso da quello di Della Valle, significa che ognuno dei 16 giocherebbe 12 minuti e mezzo di media a partita: praticamente niente, anche per gli standard della pallacanestro europea di oggi (diverso il discorso NBA, dove le rotazioni sono più ristrette e le stelle devono stare in camp con un minutaggio significativo) e le alchimie di allenatori-guru che raramente sanno resistere all’overcoaching, confondendo avversari, spettatori ma anche i loro stessi giocatori.

Entrando nello specifico del ruolo, da ala forte o da centro a seconda delle esigenze, Scola a Milano se la vedrà con Tarczewski, White, Burns, Brooks, Biligha e Rey, senza dimenticare l’ancora assente Gudaitis. Di certo non si logorerà in una stagione che lo porterà alla chiusura in grande stile ai Giochi di Tokyo, con l'Argentina già qualificata. E allora perché Scola è arrivato a Milano, proprio nel giorno (ma è stato un caso) della sconfitta a sorpresa contro Brescia?

La verità è che Scola è molto più di un giocatore carico di gloria (oro olimpico e tante altre cose con l’Argentina, 10 anni nella NBA, una solida carriera europea soprattutto al Baskonia) passata e ancora decisivo nel presente. Scola è un esempio e un’icona, un tipo di giocatore in cui il pubblico si può identificare perché la sua pallacanestro è fatta di tecnica, intelligenza, lettura dei punti deboli degli avversari. Una pallacanestro che nell’era del pick and roll continuo e delle rose ribaltate era quasi stata dimenticata e a cui forse il pubblico non è abituato. Un messaggio di Ettore Messina, uno dei tanti, come a dire ‘Stiamo costruendo qualcosa’. Quella dell’allenatore in campo è una definizione abusata, ma per Luis Scola ci sta tutta. E non è un caso che l'allenatore classico lo abbia voluto con forza.