Il colpo di mercato di questa stagione NBA potrebbe non essere stato
Durant ai Warriors la scorsa estate, ma l'operazione che ha portato
Kyle Korver ai Cleveland Cavaliers campioni in carica, in cambio di
Mike Dunleavy (che pare non voglia saperne di andare ad Atlanta) e di una futura prima scelta al draft. Korver è nella NBA dal 2003, 51esima scelta assoluta, ha iniziato nei Sixers di
Iverson ed è straconosciuto da tutti: è quel tipo di tiratore che le stelle NBA gradiscono, uno che toglie pressione al
LeBron James della situazione senza pretendere troppi palloni (per questo ai Cavs potrebbero fare bene tante guardie europee, a partire da
Belinelli). Da tre ha tirato quasi sempre nei dintorni del 40%, con lo spaziale 53,6 di sette stagioni fa ai Jazz: ha quasi 36 anni, ma dalla distanza è più continuo e pulito del pur decisivo
J.R. Smith, che in ogni caso è infortunato e non sarà disponibile prima dei playoff. Con Korver e Smith (se guarirà), più un lungo che colpisce dalla distanza come
Channing Frye, l'idea di LeBron (a meno di non considerare
Lue l'allenatore dei Cavs) è evidente ed è centrata sulla probabile finale contro gli Warriors: possiamo battervi sul vostro terreno, con un quintetto di tutti tiratori quando è serata, ma anche nella versione più tradizionale e muscolare, con
Tristan Thompson sotto i tabelloni. Vista da lontano, l'ennesima operazione NBA che è spiegabile tecnicamente (con le trade exception generate dalle 'cessioni', chiamiamole all'italiana, di
Varejao e
Dellavedova, con l'australiano che era comunque in scadenza) ma non sportivamente, perché agli Hawks non va in sostanza nulla e rimangono incerti se stare ai confini dei playoff o ricostruire cedendo
Millsap (discorso che indirettamente potrebbe troncare
Gallinari). Parlando soltanto di pallacanestro, Cleveland sembra ancora più forte e questi Warriors eccezionali ma solo quando le cose vanno lisce non partirebbero favoriti, in caso di replica delle ultime due finali.