Gli Stati Uniti probabilmente trasformeranno questo torneo olimpico di pallacanestro in un unico, immenso garbage time, senza avere colpe: semplicemente sono troppo forti e da quando fanno sul serio le loro versioni con meno stelle planetarie (come quella 2016) lasciano agli avversari molto meno spazio di quelle costruite come pseudo dream team. Guardando il più 57 contro la Cina il pensiero è stato quindi un po' triste, anche se la nazionale dove si è salvato soltanto un eccellente
Jianlian Yi è quella, la statura dei giocatori non inganni, con meno intensità fisica fra le 12 presenti a Rio. Rimane il fatto che la squadra di
Krzyzewski sia atletica e versatile, con i giocatori di maggiore status (
Durant e
Anthony) che non hanno quel carisma condizionante di
LeBron James o
Steph Curry e lasciano quindi spazio ai momenti di 'calore' dei compagni più ispirati:
Cousins, ad esempio, ha la faccia di uno in missione e se gli arbitri gli lasceranno fare qualche passettino (con la FIBA c'è una sorta di scambio, tu mi regali i tuoi campioni e io ingoio il fischietto) non c'è lungo non americano che possa tenerlo.
Nella prima giornata del gruppo A la super-sopresa è arrivata dalla vittoria dell'Australia sulla Francia, un po' per il risultato e molto per le proporzioni. Hanno sorpreso in particolare le condizioni fisiche di
Andrew Bogut, che sembrava non avere recuperato dall'infortunio al ginocchio subito nelle NBA Finals e invece è apparso tonicissimo. Per il centro degli Warriors 18 punti (9 su 10...) e tanta presenza sotto i tabelloni, come
Aron Baynes, mentre fra gli esterni molto ispirato è stato
Mills. Partita in equilibrio fino al secondo quarto, grazie soprattutto a
Tony Parker, poi l'Australia senza davvero cambiare marcia ma semplicemente giocando un attacco di qualità (29 assist sui 35 canestri fatti) ha triturato la squadra di
Collet dove modesta è stata la prova di
De Colo e sotto canestro scadente quella di
Gobert e
Lauvergne. Anonimo
Diaw e incredibilmente timido
Batum, la Francia in quello che il vero torneo, cioè quello per l'argento, ha il problema adesso di dover arrivare seconda nel gruppo, o al limite quarta: all'esordio, al di là del meno 21 finale, l'encefalogramma è sembrato piatto.
Dal Venezuela, viste le imprese delle ultime stagioni, ci aspettavamo una partita d'orgoglio contro la Serbia ma la differenza è sembrata troppa e
Djordjevic praticamente fin dall'inizio ha ruotato i giocatori, fra un numero di
Teodosic e l'altro, pensando alle prossime partite: nel 15' minuti giocati buonissima prova del neo-milanese
Raduljca, mentre si è visto abbastanza a sorpresa
Nedovic che tutti davano per infortunato. In questa Serbia le responsabilità sono molto distribuite, anche se da fuori al momento la mette con continuità soltanto Bogdan Bogdanovic. Tutta da seguire domani Serbia-Australia, che in caso di vittoria di Bogut e compagni potrebbe trasformare Serbia-Francia di mercoledì in una partita strana, per non dire di peggio. Concediamoci un pensiero molto italiano in un torneo senza Italia.
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