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Tennis e scommesse, un Australian Open molto lungo

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Nemmeno il tempo di cominciare gli Australian Open e già il tennis è stato segnato da uno scandalo scommesse che promette di essere più devastante di tutti gli altri messi insieme. Scandalo che non riguarda i soliti giocatori con problemi finanziari (nonostante i luoghi comuni, già intorno alla posizione numero 70 del ranking è difficile viaggiare e pagare il proprio staff se non si hanno sponsor importanti o ricchezze di famiglia), ma anche vincitori di Slam ed in ogni caso giocatori di quelli che nei tornei importanti entrano in tabellone senza problemi. In pratica la BBC ha in mano documenti riguardanti inchieste e approfondimenti fatti negli ultimi dieci anni, dai tempi quindi del famoso Davydenko-Vassallo Arguello, con tanto di nomi e cognomi. Al momento non pubblici, in chiave-antiquerela, anche se ognuno sta sparando i suoi (in genere quelli che battono il proprio campione preferito). Non è storia antica, perché alcuni di questi nomi stanno attualmente giocando a Melbourne e non c'è dubbio che in questo primo Slam del 2016 si parlerà più di questo argomento che di uno sport che fatica a trovare nuove stelle, con le poche sorprese negli ultimi tempi che sono arrivate da giocatori stagionati come Wawrinka e la Pennetta: l'ennesimo trionfo di Djokovic o di Serena Williams in Australia piacerà forse agli statistici, meno a chi ritiene che da metà degli anni Zero il tennis si sia un po' bloccato. Al di là delle responsabilità individuali, tutte da accertare, ci sono alcune considerazioni valide sempre. La prima: per i top player i tornei minori, ma spesso anche certi Masters 1000, contano e spostano pochissimo. La seconda: nel tennis non c'è bisogno di 'mettersi d'accordo', come avviene nel calcio, per assicurare la propria sconfitta. La terza: troppi tornei, anche restringendo il discorso al circuito maggiore (ma ci sono scommesse anche su Challenger e Future), fanno sì che certe sconfitte siano indolori in termini di classifica. La quarta: senza grandi dietrologie, a chiunque verrebbero sospetto vedendo match fra giocatori di nome disputati di fronte a quattro persone. A chi può interessare tutto questo se non a chi scommette? La quinta: la fonte della BBC è evidentemente qualcuno all'interno della TIU, la Tennis Integrity Unit costituita nel 2008 da una joint venture fra ITF (la federazione internazionale, che governa gli Slam, la Coppa Davis e l'attività giovanile), l'ATP (il sindacato maschile, che governa tutto il circuito pro, tranne gli Slam e la Davis), la WTA (il sindacato femminile e i tornei del Grand Slam. Queste entità hanno sì interesse nell'espellere le singole mele marce, ma ancora di più ne avrebbero nell'insabbiare comportamenti per così dire di massa. Sesta ed ultima considerazione: spesso si dice e si scrive che chi è ricco non avrebbe grandi interesse a rubare, ma la storia insegna che non è così. È invece vero che il senso di impunità incide nei comportamenti molto più dell'avidità. Twitter @StefanoOlivari