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Bandiere al vento / Ricardo Bochini

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A volte fa bene rispolverare un po' di romanticismo, in questo calcio frenetico. E ricordare personaggi che, per le loro particolari caratteristiche, probabilmente oggi non sopravviverebbero. Allora, come non rievocare le gesta di un numero 10 autentico, dal talento talmente cristallino da diventare l'idolo nientemeno che di Diego Armando Maradona? Ricardo Enrique Bochini nasce a Zàrate, a 90 chilometri da Buenos Aires, il 25 gennaio 1954. Fisico minuto e leggero, inizia in una piccola squadra della sua città, il Belgrano. Tenta senza fortuna di entrare prima nel San Lorenzo ed in seguito nel Boca Juniors, trovando infine la porta aperta all'Independiente. Bochini ha 17 anni, entra nelle giovanili del club ed eccelle immediatamente tanto da arrivare in prima squadra nel giugno 1972. Sviluppa un affiatamento importante con il più giovane Ricardo Bertoni e conquista presto la notorietà internazionale conquistando la Libertadores e poi decidendo la finale della Coppa Intercontinentale 1973: a farne le spese è la Juventus. La conquista di tre Libertadores di fila lo consacra tra i giocatori sudamericani più in vista. Playmaker offensivo, lento di corsa ma rapido di mente, intelligente e dotato di passaggio illuminante: “El Bocha” diventa interprete principe de “la Pausa”, ovvero dell'arte di ritardare il gioco quel tanto che basta per imbeccare il compagno al momento giusto, con un tocco da maestro. Il suo calcio è gioia per gli amanti del bel gioco, fa innamorare calcisticamente anche un ragazzo destinato alla gloria. Il suo nome è Diego Armando Maradona, il quale lo elegge a suo idolo. La progressiva calvizie e la maglia numero 10 dell'Independiente lo trasformano in riconosciuta leggenda, trascinando il sodalizio di Avellaneda a nuove glorie negli anni Ottanta. Nel 1983 viene finalmente eletto Giocatore argentino dell'anno. Conquista l'accoppiata Libertadores-Intercontinentale nel 1984, ritornando anche in Nazionale. Con l'albiceleste aveva trovato spazio alla vigilia della Coppa del Mondo casalinga del 1978, ma alla fine venne escluso da Menotti a favore di Alonso. Nel 1986 trova infine spazio tra i convocati per il Mundial in Messico: il cameo di cinque minuti nella semifinale con il Belgio rappresenta il degno riconoscimento alla sua carriera, che così si potrà fregiare anche del titolo iridato. Quella rimane l'ultima delle 28 presenze in maglia argentina, senza reti segnate. Continua a giocare con l'Independiente fino al 1991, totalizzando 634 partite e 97 gol nella massima serie del suo Paese. Sempre fedele ai colori del cuore. Fabio Ornano