L’impressionante serie di pareggi della Roma, cinque negli ultimi sei turni, sta togliendo il sonno a Rudi Garcia, costretto almeno per ora, a guardarsi più alle spalle che in avanti. Dietro i capitolini infatti, c’è un Napoli lanciatissimo che in tre turni ha recuperato ben sei punti su Totti e compagni arrivando a -4.
Lo 0-0 della Juve a Udine lascia almeno inalterata la distanza dalla vetta, piccola consolazione per Garcia di questo primo scorcio di 2015, che ha portato solo una vittoria, quella conquistata a Udine all’Epifania. La partita dell’Olimpico ha confermato per l’ennesima volta la preparazione di Maurizio Sarri, che sta schierando un Empoli che se la gioca senza paura con tutti e che raccoglie applausi da tifosi e critica. I toscani in realtà non vincono una partita da novembre, ma raramente escono battuti dal campo e questo basta per essere annoverati tra le rivelazioni stagionali: facendo un punto qui e un punto là, sono al momento salvi, anche se la linea rossa è a soli due punti. Ad un certo punto, dunque, dovranno puntare anche sulla sostanza e non solo sul bel gioco (il bel primo tempo di Roma non è stato casuale; già in Coppa Italia avevano spaventato i giallorossi, arrendendosi solo ai supplementari).
Del Napoli, dicevamo. Con il successo del Bentegodi, Benitez ha di che sorridere, a cominciare dal primo gol azzurro di Manolo Gabbiadini. L’ex sampdoriano ha propiziato la prima rete campana e segnato in prima persona il raddoppio. Dopo il successo in Supercoppa, il Napoli ha cambiato passo: da lì in poi ha perso solo con la Juve. La Roma è nel mirino, la concorrenza per la Champions è staccata di cinque punti: lo scivolone della Lazio al Manuzzi contro il Cesena (seconda vittoria consecutiva e discorso salvezza, per quanto ostico, almeno riaperto) e quello, ancor più pesante nei numeri, della Sampdoria all’Olimpico contro il Torino (amaro esordio per Eto’o) hanno creato la prima frattura tra il terzo posto e le inseguitrici, che ora devono preoccuparsi anche del ritorno della Fiorentina e del Palermo, che ha proseguito la sua imbattibilità, battendo in rimonta il Verona.
Le imprese principali della domenica arrivano dal centro-classifica e sono quelle del Torino e del Sassuolo. Con cinque reti segnate alla Sampdoria, club di cui è tifoso, Ventura si gode la risalita nella graduatoria e ottiene l’ottavo risultato utile consecutivo. Di Francesco stende l’Inter, grazie agli acuti dei tre tenori, Sansone, Zaza e Berardi (tutti e tre dovranno saltare per squalifica il prossimo turno) e fa proseguire la crisi di Mancini e dell’Inter.
È stata la domenica delle non esultanze. Fabio Quagliarella, il grande protagonista di questo turno di campionato, non ha festeggiato la sua seconda tripletta in Serie A perché la vittima era la Sampdoria, squadra con cui giocò nel 2006-07. Per lui si tratta del quarto caso di non esultanza in questa stagione, visto che ha già bucato le reti di Fiorentina, Udinese e Napoli. In pratica, ha gioito solo per i gol al Cagliari e al Cesena. Cristian Zaccardo e Antonio Nocerino si sono scusati con i loro ex tifosi nel posticipo tra Milan e Parma; Mauricio Pinilla non ha potuto liberare la propria gioia dopo la fantastica rovesciata a tempo scaduto che ha steso i suoi vecchi compagni del Cagliari.
Ma è stata anche la domenica degli autogol, ben quattro, record stagionale: la rumba è partita sabato con il portiere viola Tatarusanu, che si è fatto gol da solo e di testa. Poi sono “saliti in cattedra” i difensori di Chievo e Napoli, che hanno sbloccato la gara del Bentegodi. Prima César, per il vantaggio partenopeo, poi Britos per la risposta clivense. Infine è stato il turno del laziale Cataldi, che si è goffamente trascinato il pallone in porta nella caduta laziale a Cesena. Tra autoreti e gol degli ex, non è stata una domenica di grandi festeggiamenti.
Giovanni Del Bianco