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L’Italia è Immobile

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Il livello tecnico della Norvegia di Hogmo, davvero imbarazzante anche sul piano fisico, ha confermato che queste qualificazioni europee saranno per gli azzurri di Conte solo una lunga marcia di avvicinamento alla fase finale a 24. Ci aspettano altre nove pseudo-amichevoli, oltre alle amichevoli propriamente dette, che non faranno vibrare di emozione il paese (colpa di Platini e del suo gigantismo elettorale) ma che saranno utilissime a Conte per costruire una squadra e non una selezione di all star basata magari sulle suggestioni del momento. L'uomo simbolo di questa Italia-squadra è Ciro Immobile, poco premiato dalle pagelle per la prova di Oslo ma molto 'contiano' nei movimenti e nel rispondere a determinati requisiti (il primo: correre), di sicuro molto più di Zaza. Lo stesso Immobile che Conte in due diverse occasioni non ha ritenuto da Juve, nemmeno come alternativa, e che nel Borussia Dortmund che lo ha pagato più di 20 milioni di euro è stato messo in panchina da Klopp dopo l'esordio in Bundesliga. Da qui alla retorica della squadra operaia, già attivata da giorni dai vari cinegiornali Luce (gli stessi di 'Complimenti Cesare' e 'Grazie Marcello')  il passo è breve. Per due anni, in assenza di test credibili, vale tutto e ognuno può rimanere della propria idea: la nostra, già esposta più volte, è Conte ottimo allenatore ma personaggio non presentabile in azzurro (come del resto alcuni dirigenti). Certo è che la differenza con l'Italia di Prandelli è evidente: nel quadriennio passato ricerca del possesso palla e della costruzione, con i Pirlo, De Rossi, Montolivo, Thiago Motta schierati in massa (e Verratti congelato solo per invidie di spogliatoio, non certo per convinzioni di Prandelli), in questo appena iniziato (che in realtà da contratto è un biennio) un solo regista, centrocampisti dinamici ma soprattutto bravi ad inserirsi (tipo Florenzi, l'adattato Giaccherini, Poli o Marchisio: aria cattivissima per Verratti, specie quando rientrerà Pirlo), attaccanti che non aspettino il pallone sui piedi. Anche nella difesa a tre o a cinque poche invenzioni, la passione di Conte per Ranocchia potrebbe spegnersi con la guarigione di Chiellini e l'ulteriore crescita di Astori. Non c'è evidentemente un modulo 'migliore', ma solo idee di calcio diverse. Forse Conte sottovaluta il fatto che la sua Juventus giocava e vinceva così, ma avendo in Italia oltre al gioco anche la superiorità tecnica in molti singoli. Comunque, davvero, è aria fritta e ce ne rendiamo conto ancora prima di scriverne. Paradossalmente la vera dimensione di Conte non la daranno le qualificazioni a Francia 2016 ma il lavoro di Allegri. Twitter @StefanoOlivari [poll id="62"]