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Italia degna di Conte

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Antonio Conte era diventato il candidato unico alla panchina della Nazionale mezzo secondo dopo avere lasciato la Juventus, come il Guerin Sportivo aveva scritto subito tra i frizzi e i lazzi di qualche esperto in canottiera (ci diciamo bravi da soli, visto che la spinta al commento è quasi sempre 'contro'). Allenatore preferito da Tavecchio e prima ancora dal suo grande elettore Galliani (che se al Milan non ci fosse stato il suo Inzaghi magari lo avrebbe invitato a prolungare le vacanze), da Albertini e anche dal presidente del CONI Malagò. Adesso che ha firmato questo incredibile contratto biennale da 3,6 milioni netti a stagione più bonus, mai riservato ad alcun commissario tecnico azzurro, si può dire che il Mondiale brasiliano sia davvero finito. Perché la battaglia per il controllo della FIGC e del calcio italiano è iniziata non per chissà quali divergenze ideologiche sul futuro organizzativo di questo mondo, ma solo perché Abete si è dimesso dopo il gol di Godin. Adesso voltiamo pagina anche noi e parliamo della scelta di Conte, non solo c.t. ma anche se non soprattutto coordinatore unico (al posto del dimissionario Sacchi) di tutte le nazionali azzurre. Scelta che non ci piace per tutta una serie di ragioni, nessuna delle quali tecnica: Conte è un ottimo allenatore, come lo sono molti di quelli che concorrenti c.t. non sono mai realmente stati (Mancini, Spalletti, Guidolin, Zaccheroni), e che come molti sa tirare fuori il meglio dalla rosa a sua disposizione. Insomma, un allenatore-allenatore, con una sua storia e una sua gavetta, non una scelta puramente federale che nel 2014 sarebbe stata improponibile. Prima ragione per cui Conte è una scelta sbagliata è il contratto. Fra soldi federali e soldi della Puma, che poi sempre federali sarebbero (non è che la Puma avesse in programma di puntare su Conte, senza azzurro), Conte guadagnerà più che alla Juventus. La rinuncia all'ultimo anno di contratto in bianconero è stata evidentemente fatta a ragion veduta, come se avesse avuto una sorta di garanzia: in altre parole, quell'ultimo anno di contratto glielo abbiamo pagato noi e non Agnelli. Un precedente pericolosissimo, che fa impallidire le polemiche sugli 1,7 milioni di Prandelli e che non tiene conto delle differenze fra Nazionale e club. Con l'Italia Conte dovrà davvero impegnarsi per non qualificarsi agli Europei 2016, avrà 2 anni di amichevoli e partite senza grande tensione. Con la Juventus, anche se prima in classifica, ogni 3 giorni era battaglia e certe cifre erano più che giusticate. La seconda ragione per cui Conte c.t. è uno sbaglio è che rientra nella tradizione, interrotta da Prandelli, di c.t. espressione di Juventus e Milan. A volte anche scarti, come fu Sacchi e come in un certo senso è anche Conte, messo nelle condizioni di andarsene (un giorno prima delle dimissioni Agnelli lo voleva comunque esonerare, deluso dal suo comportamento). Magari sarà il c.t. di tutti, il nuovo Bearzot o più in piccolo il nuovo Prandelli, ma non sarà di sicuro percepito come tale nemmeno dagli juventini. Non è colpa di nessuno, ma funziona così: tutta l'Italia vedrà nella Nazionale di Conte un dependance della Juventus, a prescindere dai convocati, con tanto di dietrologia su infortuni e mancati impieghi di giocatori a rischio. Il terzo motivo per cui Conte c.t. è un errore è che raramente è sembrato un genio nelle partite dentro-fuori in campo internazionale: la pressione che sa mettere alle sue squadre, utile per tenere alta la tensione 10 mesi, quando si varca la frontiera non basta. Non a caso non aveva mercato nell'Europa che conta. Il quarto motivo per cui Conte non doveva diventare coordinatore-commissario tecnico dell'Italia è banale, da tanto che è grosso: i quattro mesi di squalifica per il calcioscommesse (omessa denuncia, nel suo caso), che da soli avrebbero dovuto escluderlo dai candidati. Questa federazione di compromesso fra vari poteri ha iniziato quindi con una scelta di compromesso. Sbagliata, anche se fra due anni si dovesse festeggiare (noi non ci saremo, nel caso) il titolo europeo. Twitter @StefanoOlivari