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Il partito di Vialli

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Il Mondiale non è ancora finito, ma Abete e Prandelli sembrano già appartenere a un passato remoto del calcio italiano. Anche se in realtà se ne è andato (fuggito, secondo il maestro di stile Della Valle) solo l'allenatore, mentre Abete e mantiene le cariche UEFA e CONI in attesa degli eventi. Manca un mese all'elezione del nuovo presidente della FIGC o al commissariamento ed il quadro della situazione è al momento sintetizzabile in alcuni punti. 1) Carlo Tavecchio, l'attuale presidente della Lega Nazionale Dilettanti, è l'unico ad avere i voti per vincere contro tutto e contro tutti, senza mendicare investiture o sponsorizzazioni. Il 34% dei delegati votanti che spettano alla LND più quasi tutto il 17% della Lega Pro e anche quella parte di serie A che fa riferimento a Galliani e Lotito. Problema: è impresentabile, non tanto per l'età quanto per la permanenza quasi ventennale ai vertici FIGC, fin dai tempi di Carraro. 2) La Juventus non vede di buon occhio non tanto Tavecchio, vecchio democristiano (non è un modo di dire, davvero è stato un membro importante della DC in Lombardia ai tempi della Prima Repubblica), quanto il fatto che il suo sponsor principale sia Galliani. La FIGC si occupa sì della Nazionale, ma anche di arbitri e riforme dei campionati.... Al di là delle battute sugli ex calciatori da lanciare e delle giuste considerazioni di Macalli sulla storia d'Italia, Andrea Agnelli e i club che lo seguono (Roma e Fiorentina, fra quelli grandi) non hanno un candidato alternativo vero. Di sicuro non sono tifosi di una FIGC forte e decisionista, come del resto quasi nessuno in serie A. 3) Demetrio Albertini, astuto nello sganciarsi per tempo dalla 'vecchia' FIGC nonostante in Brasile sia stato capodelegazione (e non è che abbia brillato, con il senno di poi, raramente si è visto un gruppo così spaccato nemmeno in occasione di altri disastri sportivi), ha ovviamente dalla sua parte i calciatori (20%), mentre la posizione degli allenatori (10%) è ambigua visto che nel vecchio assetto politico Renzo Ulivieri (bella mossa far circolare l'ipotesi di lui traghettatore della Nazionale...) ci ha sguazzato. Albertini non ha, a quanto si sa, scheletri nell'armadio o favori da restituire, inoltre ha qualche simpatia silenziosa in A. Ma, come altri ex campioni del Milan, è detestato da Galliani e in generale non ha argomenti per convincere LND e LegaPro, se non quello di difendere i posti di lavoro dei calciatori (e quindi l'esistenza di un numero di club esagerato). 4) Nessuno dei poteri forti in campo pensa a un presidente-manager, che guadagni più del rimborso spese di Abete (36mila euro all'anno). Traduzione: in nessun caso il presidente sarà un manager di valore, che venga o meno dal mondo sportivo come ad esempio Albertini, ma sarà piuttosto una figura politica circondata da dirigenti espressi secondo il manuale Cencelli. 5) Previsioni con un mese di anticipo. In questa fase bisogna vendere al pubblico un volto pulito e che sembri nuovo, quindi l'ipotesi dell'ex calciatore anche senza nessuna esperienza (Maldini, Vialli, non vogliamo nemmeno pensare a Cannavaro) rimarrà in piedi, così come quella del miliardario con fama di sportivo, tipo Alessandro Benetton. La quadratura del cerchio, secondo quanto ci riferiscono peones dei vari schieramenti, sarebbe quella sì dell'ex calciatore, ma slegato dall'AIC e con un'età da padre della patria: facile dire Dino Zoff o Gianni Rivera, ma il ventre molle della federazione gradirebbe di più un Gigi Riva da esibire come una Madonna pellegrina. Ma Riva, per diversi motivi, preferirebbe rimanere a casa sua. 6) Chiaramente la cosa che ci interessa di più è il nome del nuovo commissario tecnico, possibilmente in sella già il 4 settembre a Bari per l'amichevole con l'Olanda. Tavecchio ha buttato lì l'idea dell'allenatore espressione delle FIGC, ma nei ranghi non ci sono fenomeni e alla fine gli interessa solo che arrivi qualcuno da non pagare più di un milione netto l'anno. L'unico dei candidati che ha già fatto sapere di non puntare a un grande ingaggio è Mancini, ma con Geronzi in pensione non ha più grandi sponsor. Sulla carta il favorito è Allegri, portatissimo da Galliani e Lotito (che lo avrebbe voluto anche alla Lazio), ma un nome che piace a tutti è quello di Gianluca Vialli. Relativamente giovane, 50 anni, con un ottimo passato in azzurro ma ancora la 'fame' da grande vittoria sfumata (il suo Mondiale sarebbe dovuto essere Italia Novanta), non ha nemici potenti. Come del resto non ne ha Roberto Baggio, scottato dall'esperienza al Settore Tecnico ma a 47 anni maturo per scendere di nuovo in campo. Twitter @StefanoOlivari