Almeno in due occasioni l’organizzazione di un Mondiale di calcio è stato strumento di propaganda. Ma quello che accadde quarant’anni fa rappresentò la grande soddisfazione di un popolo, con il pensiero rivolto ai propri cari dall’altra parte: il 22 giugno ’74 si disputò ad Amburgo lo storico match tra la Germania Ovest e quella dell’Est, con la Ddr che ottenne la vittoria grazie a Jürgen Sparwasser, che entrò così di diritto nella storia (geopolitica) del calcio. Quell’apparizione mondiale fu l’unica per la Germania Est, che chiuse con due vittorie e un pari il primo girone, salvo poi calare nella seconda fase, complice anche un girone impossibile. Nello stesso girone Cile ed Australia divisero la posta, come Scozia e Jugoslavia nel secondo gruppo, mentre a Gelsenkirchen il Brasile superò lo Zaire 3-0. Considerando i nove gol incassati dallo Zaire nella gara precedente, un risultato accettabile per i Leopardi. La partita di Amburgo mise un po’ in secondo piano quella al Parkstadion: i brasiliani vinsero 3-0, inconsapevoli che l’eventuale poker avrebbe avuto ripercussioni sugli avversari di giornata.
Ritroviamo il 22 giugno sulla strada dei Mondiali nella kermesse spagnola, per poi lasciarla solo in quella delle “Notti Magiche”. A Malaga finì con due reti per parte il match tra Urss e Nuova Zelanda, mentre terminò 1-1 quello tra Belgio e Ungheria. E nel primo gruppo, la Polonia trafisse il Perù e si aggiudicò lo scettro del girone, con l’Italia che passò alla seconda fase a girone per il rotto della cuffia. In quei giorni caldi, non solo per il meteo, la Nazionale azzurra era destinata all’eliminazione, con Argentina e Brasile in agguato: nessuno, quindi, avrebbe immaginato che stava nascendo invece qualcosa di speciale. Qualcosa che avrebbe reso fieri gli italiani, dopo gli anni difficili del terrorismo.
Se il Mondiale del ’70 consacrò “O Rei” sul trono del globo, sedici anni dopo la dimora dell’Azteca preparò la corona per un altro sovrano: Diego Armando Maradona. Il 22 giugno, Maradona firmò la doppietta più famosa della storia del calcio: vittima l’Inghilterra, con la quale i rapporti erano ancora astiosi per il conflitto delle Falkland di pochi anni prima. Il primo è il famoso gol di mano, la cosiddetta “Mano de Dios”. Il secondo è quello che sarà eletto il più bello della storia del calcio. Nell’altro quarto di finale il Belgio superò la Spagna ai calci di rigore. Lo stesso copione venne scritto nella rassegna iridata del 2002, con la Roja che recitò l’identica scena, sempre nel ruolo dell’antagonista, perché il dischetto portò in semifinale la Corea del Sud. Torniamo però indietro di otto anni, diretti negli States: nel girone A la Svizzera soppiantò la Romania e i padroni di casa superarono la Colombia, con il risultato che si sbloccò a causa dell’autorete di Escobar. Un autogol tragico che costò la vita al difensore colombiano, ucciso a Medellin con dei colpi di pistola.
Il 22 giugno 2006, scesero in campo gli Azzurri di Marcello Lippi contro la Repubblica Ceca. lo sfortunato Nesta (terzo infortunio consecutivo in un Mondiale) fece posto a Materazzi, che trafisse Cech con un colpo di testa. Il raddoppio fu siglato da Pippo Inzaghi, in campo solo in quella occasione. Ed eccoci in Sudafrica, con i padroni di casa che sconfissero - inutilmente - la Francia e l’Uruguay che vinse il girone A sul Messico grazie a Suarez. Nel gruppo B invece le “Tigri asiatiche” divisero la posta con la Nigeria e l’Argentina superò di misura la Grecia grazie a Palermo: bellissimo l’abbraccio con Maradona, che prima del Mondiale salvò (momentaneamente) la panchina dell’Albiceleste grazie alla bandiera del Boca.
Antonio Capotosto
Nella foto, il gol di mano di Maradona segnato all'Inghilterra.