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La pazienza di Inzaghi

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Una volta Berlusconi si faceva consigliare gli esoneri da Van Basten, adesso da Bonera. La parabola di un presidente, prima ancora che di una squadra, può essere sintetizzata così e senza nemmeno esagerare. Dal vertice di Arcore (assente Barbara, a riprova di quanto sia stata di fatto ridimensionata da un Galliani attaccato alla poltrona con il Bostik) è uscita la soluzione aziendale e aziendalista di Pippo Inzaghi, come successore di Seedorf: la scelta più logica, visto che nessun allenatore di primissima fascia avrebbe accettato una panchina rovente come quella rossonera senza prima avere qualche garanzia di mercato. Scelta ingiudicabile, come del resto lo era Seedorf 4 mesi fa: senza curriculum è fin troppo facile traslare i giudizi sui giocatori a quelli sul nuovo ruolo, o farsi condizionare da simpatie personali. Di sicuro Seedorf ha fatto meglio dell'Allegri di inizio stagione, anche se non del sottovalutato Allegri 2010-2013 (uno scudetto vinto, uno perso per scippo, un piazzamento Champions con una squadra massacrata dalle cessioni) e come allenatore non poteva che migliorare, dal punto di vista della gestione di un gruppo. Siccome Inzaghi non conosce il calcio meno di Seedorf, di base il Milan non ci perde (se non 10 milioni lordi di ingaggio, per il contratto di Seedorf fino al 2016 che però magari qualche  amatore rileverà in minima parte) e lui fa il salto di qualità al momento giusto, a 41 anni. Certo è che l'addio a Seedorf, tutto da definire nei dettagli, è una sconfitta personale di Berlusconi che lo aveva allertato fin dal Natale 2012 e che sempre aveva stoppato le soluzioni di Galliani ritenute mediaticamente 'tristi' (Donadoni, Spalletti, qualche figurina straniera alla Emery che lui, preso da altre incombenze, mai ha sentito nemmeno nominare e che del resto mai è stata un'ipotesi concreta). Un cedimento spiegabile solo con l'età, 78 anni, e la stanchezza di un po' di tutto, non certo con la qualità dei giocatori che avevano messo Seedorf nel mirino: pensare che il Milan possa essere rifondato ad alto livello sul 36enne Abbiati, su Montolivo, un grande avvenire dietro le spalle, o su mezze figure che 3 anni fa, non 30, avrebbero visto le partite dalla tribuna, è pura utopia. Parlando dei pochi veri bisogna poi dire che Balotelli, pur non essendo un amicone di 'Obama' (così è definito, per l'alta opinione che ha di sé, nella parte di spogliatoio che lo detesta) Seedorf e avendo chiuso la stagione senza squilli, aveva trovato con lui una certa sintonia. Ma tanto, dirà qualcuno, dopo una tripletta al Costarica lo stravendiamo al Chelsea di turno… Si chiude insomma male un'avventura che la maggior parte dei tifosi rossoneri stava seguendo con simpatia e speranza, al contrario di giornalisti a libro paga di procuratori che hanno massacrato Seedorf per partito preso fin dal primo giorno. Per la gioia anche di Galliani, che lo ha sempre mal tollerato e che da un anno teneva in caldo Inzaghi, fin da quando Allegri sembrava sul punto di passare alla Roma. Fermava troppo spesso gli allenamenti per parlare di tattica, Seedorf, questa l'accusa più pesante che si è riusciti a muovergli.