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Stelle Comete – Matteo Paro

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Per la nuova puntata di “Stelle comete”, vado ad aggiornare un articolo che pubblicai all’incirca un anno fa, riguardante Matteo Paro, ex promessa della Juventus. All’epoca sembrava davvero che per lui le porte del calcio si fossero definitivamente chiuse e quanto meno si apprestava a completare l’annata al Catanzaro (la firma sembrava imminente). Niente fu messo alla fine nero su bianco e per tutta la stagione 2012/2013 in pratica Matteo rimase inattivo, fino alla firma con la Spal, la storica squadra ferrarese, che si apprestava a iniziare la stagione 2013/2014 tra le possibili outsider – considerato l’antico blasone  dell’intera categoria (seconda divisione).  Nemmeno in questa stagione che sta volgendo al termine, con la Spal protagonista nel girone di ritorno di un buon cammino, tale da farle quantomeno disputare i playoff per partecipare alla prossima Lega Pro Unica, Paro ha saputo ritrovare quella continuità di rendimento che gli serviva dopo anni persi per i più svariati motivi. E’ giunto quindi il momento di riavvolgere il nastro della nostra memoria, ripartendo da quel mio vecchio articolo. Matteo Paro ad appena 30 anni si ritrova a un bivio della propria travagliata carriera: decidere dolorosamente di appendere le scarpe al chiodo dopo le belle promesse giovanili o ripartire nuovamente, stavolta dal basso? La storia calcistica di Paro assomiglia a una sorta di Odissea, visto che la sua carriera è divisa nettamente in due tronconi: la prima, costellata di soddisfazioni, nella quale stava mettendo a frutto i prodigi mostrati da ragazzo; una seconda invece all’insegna dei gravi infortuni che ne hanno compromesso inesorabilmente l’ascesa nei piani alti della serie A. Leader riconosciuto di una Juventus giovanile che comprendeva fra i ranghi gente come Palladino, Cassani, Piccolo, Gastaldello, Konko e Mirante, Paro ha sempre giocato col piglio del veterano, regista sopraffino dalla buona tecnica di base, mai una giocata fine a sè stessa e tanti palloni che passavano inevitabilmente dai suoi piedi. Dinamico anche se non propriamente veloce, grande senso tattico, con la Juve vince due Viareggio e un Primavera, prima di approdare in prestito al Crotone dal mentore Gasperini. Anche in Calabria, Paro mise in mostra agevolmente le sue grandi doti, finendo per prendere per mano i più esperti compagni. L’ambiente è ottimo, sorta di succursale bianconera, visto che oltre a lui e all’allenatore, figurano in rosa anche Konko, Mirante, Gastaldello e Scicchitano. Il successivo passaggio al Siena ne certifica e conferma le doti, fino al ritorno alla casa madre juventina, in occasione di un’annata storica, quella della prima dopo Calciopoli, con la Juventus mestamente scesa in B e depauperata da un punto di vista tecnico, nonostante le conferme di Del Piero, Buffon, Camoranesi e Trezeguet. Deschamps gli affida le chiavi della squadra: lui gioca bene e mette a segno il primo storico gol cadetto (a Rimini) della centenaria avventura juventina.  Nella seconda parte di stagione, il regista si infortuna e l’anno successivo riparte da Genova, fortemente voluto dal tecnico Gasperini. Matteo non gioca tantissimo, alle prese con problemi di natura fisica, ma quando è in campo dà pienamente il suo apporto alla squadra rossoblu. Tuttavia, proprio in questa stagione, nel 2008 rimane vittima del primo grave infortunio della carriera, quando in pratica ha appena 25 anni e tutta una storia calcistica ancora da scrivere. Contro il Napoli si rompe il legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, infortunio che lo terrà lontano dai campi di gioco per un’infinità di tempo. Quando rientra è già stato ceduto in prestito al Bari ma durante un’amichevole pre-campionato purtroppo si rompe il legamento crociato anteriore dell’altro ginocchio, il destro. Una mazzata, tanto che Paro perderà in pratica tutto il campionato, senza disputare nemmeno una presenza in maglia biancorossa e arrivando così al 2010, quando si profila per lui una nuova ripartenza, stavolta da Piacenza. Ma i postumi del doppio infortunio sono ancora evidenti e in Emilia riesce a disputare solo 4 partite. A fine agosto si accasa al Vicenza dove ritrova un minimo di continuità, giocando in due stagioni 45 partite, segnando 4 gol, tra cui uno su punizione, la sua antica specialità. A contratto scaduto, però il ragazzo rimane senza squadra, fino ad arrivare ai giorni nostri, quando si è ventilato di un interessamento da parte dell’ambizioso Catanzaro, che mira a breve a tornare in B. Inevitabilmente alcune sue caratteristiche sono andate smarrite, ma ciò che più colpisce nel suo gioco attuale è che sembra sempre frenato, e non potrebbe essere altrimenti visto i due pesantissimi infortuni che lo hanno colpito. Ho avuto modo di vederlo a Vicenza e in campo la sua tecnica è ancora sopraffina, sopra la media ma è altrettanto palese che fatica tremendamente a tenere i 90 minuti nelle gambe. Forse ripartire da una realtà piccola, ma molto passionale come quella di Catanzaro potrebbe rivelarsi una cosa buona per lui, ma deve essere lui per primo a capire cosa vuole fare della sua vita da calciatore. Vale la pena ancora rischiare? Quali sono le sue motivazioni? C’ è ancora la voglia di dimostrare di essere ancora un giocatore professionista? Io mi auguro che tutte queste domande abbiano come risposta un fragoroso SI e che Matteo possa tornare a dispensare calcio come sa fare. Purtroppo la sfortuna si è accanita su di lui proprio quando il grande calcio stava bussando alla sua porta. Forza Matteo! (a cura di Gianni Gardon) Aggiornamento di un articolo precedentemente uscito opera dello stesso autore