Continuiamo la nostra rassegna dei calciatori che hanno fatto la storia della Coppa del Mondo.
Franz Beckenbauer (11/9/1945)
Germania Ovest - difensore
Franz Beckenbauer è stato l’uomo che più di ogni altro ha lasciato un’impronta sul calcio tedesco, conquistando da capitano il Mondiale del ‘74 e le tre Coppe dei Campioni del Bayern, vinte consecutivamente tra il ‘74 e il ‘76 (nessun altro ne ha vinte così tante con la fascia al braccio). Fu il leader di quel Bayern e della NationalMannschaft, che in pratica ricalcava l’undici bavarese. Oltre al “Kaiser” il Ct Helmut Schön trapiantò infatti nella Germania Ovest diversi elementi del club allenato da Lattek prima, e da Cramer poi: da Maier a Schwarzenbeck, da Gerd Müller a Breitner, da Hoeneß a Kapellmann. Protagonisti di un ciclo incredibile e mai migliorato, né dal Bayern, che mai è riuscito a vincere così tanto in seguito, né dalla Germania, che in quei primi anni Settanta vinse pure l’Europeo belga.
Il rapporto con la Coppa del Mondo è pazzesco: due primi posti (uno da giocatore e uno da allenatore), due secondi (uno da giocatore e uno da allenatore) e un terzo (da giocatore). Nel 1966, in Inghilterra, mise a segno quattro reti, arrivando terzo nella classifica dei marcatori: due alla Svizzera nei gironi, uno all’Uruguay nei quarti e uno all’Urss in semifinale. A Messico ‘70, solo un gol, ma fondamentale, nei leggendari quarti di finale contro gli inglesi: la nazionale britannica era avanti di due reti. Beckenbauer, Seeler e, nei supplementari, Müller, firmano la rimonta e portando i tedeschi in semifinale, trasformando il match in uno dei più celebri del Mondiale, anche perché rappresentò la vendetta per la sconfitta in finale a Wembley quattro anni prima.
Calciatore. È il 1959. Franz entra a tredici anni nelle giovanili del Bayern Monaco, e a diciotto debutta in prima squadra, giocando da mediano offensivo. La conversione a libero, ruolo di cui è probabilmente il massimo esponente di sempre, giungerà qualche anno più tardi. Veste la maglia monacense per quattordici anni, vincendo di tutto sia a livello di squadra (alle tre Coppe dei Campioni sopra citate, vanno aggiunte una Coppa delle Coppe, un’Intercontinentale, cinque campionati tedeschi e quattro Coppe di Germania), sia a livello personale: la giuria di France Football lo premia col Pallone d’oro per due volte (1972 e 1976). A trentadue anni saluta la Baviera e la nazionale tedesca, per gli Stati Uniti: tre anni nella Nasl, con i New York Cosmos, e altrettanti titoli. Fine della gloria? Macché: nel 1981, rieccolo in Germania, all’Amburgo, giusto in tempo per vincere un campionato anche nella città anseatica, prima di tornare nell’83, ai Cosmos.
Allenatore. Nel 1984, comincia la seconda vita, quella da allenatore, anche questa ricca di soddisfazioni: con il suo Bayern vince un campionato e una Coppa Uefa nei primi anni Novanta, ma è alla guida della nazionale che firma il capolavoro, mandando di nuovo in visibilio i tifosi tedeschi: a Italia ‘90, superando l'Argentina per 1-0, la Germania vince il suo terzo alloro mondiale (prima di lui solo il brasiliano Zagallo era riuscito a vincere il Mondiale sia da giocatore sia da allenatore). È la festa di un intero popolo, non solo di quello dell’Ovest: con il muro crollato da qualche mese e le frontiere appena riaperte, il Mondiale italiano è il primo torneo che permette di riabbracciarsi a livello sportivo quelle che fino all’anno prima erano due Germanie diverse (anche se tecnicamente, è una vittoria della Germania Ovest, visto che nelle qualificazioni al Mondiale, c’era ancora la Germania Est e che dal punto di vista politico, la riunificazione tedesca è stata ufficializzata il 3 ottobre ‘90 con l’unione della BRD dei cinque lander della DDR). Il Mondiale del ‘90 costituisce una rivincita contro gli argentini: quattro anni prima, in Messico, sempre allenata dal "Kaiser", la Germania Ovest aveva perso infatti la finale contro Maradona e compagni.
Dirigente. Dismessi i panni dell’allenatore, ecco il terzo Beckenbauer, il dirigente. Anche dietro la scrivania, il "Kaiser" occupa con successo ruoli di primissimo piano: presidente del Bayern, prima effettivo poi onorario, membro del comitato esecutivo dell’Uefa e della Fifa, organizzatore degli impeccabili Mondiali del 2006. Quando uno è nato per comandare.
Giovanni Del Bianco