Clarence Seedorf non ha mai guidato una squadra, neppure di dodicenni, neppure per una sola partita, ma può già considerarsi un allenatore fortunato. Non tutti i tecnici possono infatti dire di avere il Milan come prima esperienza in panchina o almeno come collaboratore di un grande allenatore (Leonardo aveva osservato giocatori per Ancelotti e Barison per Rocco, ad esempio), anzi. Per trovare una situazione analoga bisogna risalire a
Herbert Kilpin, l'inglese che fu il primo capitano e in contemporanea anche il primo allenatore (era il più forte della squadra, ma ne era stato anche uno dei fondatori) del Milan. In oltre un secolo il calcio è diventato leggermente più professionale e professionistico… Tutti gli altri presunti miracolati, in questi giorni paragonati a Seedorf, avevano in realtà avuto almeno qualche esperienza di settore giovanile prima del grande salto, da
Trapattoni a
Capello. Insomma, questa è stata la più berlusconiana fra tutte le scelte fatte da
Silvio Berlusconi (a meno di credere che sua figlia Barbara non lo abbia consultato) in 28 anni al comando del Milan. Una scelta per tagliare di netto con il passato, come per qualche tempo negli anni Ottanta aveva meditato di fare affidando la panchina rossonera a
Dan Peterson, non un omonimo ma proprio l'allora allenatore dell'Olimpia Milano. Un'idea che ci è tornata in mente apprendendo che Seedorf ha in mente di avere come assistenti un coordinatore difensivo (
Stam il favorito) e uno offensivo (
Crespo), sul modello del football americano ma anche di molte squadre di basket. Al contrario del coach di Evanston, però, Seedorf arriva da trent'anni di calcio giocato e ha quella credibilità che è il vero bonus (non infinito, ma almeno qualche mese dura) dei grandi calciatori che decidono di allenare. Non è un personaggio che riscuota consensi unanimi presso il pubblico rossonero, nonostante la classe evidentemente superiore a quella di quasi tutti i suoi compagni (e nel Milan di Seedorf i compagni non erano Birsa e Constant), che negli ultimi anni spesso lo bersagliava in maniera inspiegabile, ma di sicuro piace a tutta la famiglia Berlusconi. Per questo suonano vecchi i discorsi sul patentino e su altri orrori burocratici, assurdi per chi fa l'impiegato e a maggior ragione per chi deve vincere. Lo scorso maggio, quando già sembrava sul punto di sostituire Allegri, il presidente dell'Associazione Allenatori
Renzo Ulivieri affermò che il corso online che Seedorf stava seguendo con la federazione olandese non aveva alcun valore, ma il patentino UEFA Pro che prenderà il prossimo aprile sembra in realtà sufficiente per guidare il Milan senza prestanome (Tassotti) e senza la deroga in ogni caso necessaria per i prossimi tre mesi. E quindi? Mai Berlusconi ha investito così tanto, in termini di rischio, su un allenatore. Che non era la prima, ma nemmeno la seconda e la terza scelta, dell'inzaghiano Galliani. Il quale da responsabile dell'area sportiva dovrà sopravvivere (c'è di peggio, comunque) alla tenaglia di ambizioni dell'altro amministratore delegato e di un allenatore che si pone subito come guru. Impossibile prevedere i risultati di Seedorf, come di chiunque altro (diversamente scommetteremmo, invece di scrivere), ma è certo che peggio di così in campionato non potrà andare, che nessuno gli addebiterà la qualificazione ormai impossibile alla Champions League, e che in Coppa Italia e Champions la palla è comunque rotonda. Se inizierà bene diventerà un grandissimo, vista la sua versatilità anche fuori dal calcio. In caso contrario andrà a fare concorrenza a Costacurta e Boban.