Solo noi che viviamo di calcio possiamo seriamente pensare (e scrivere) che in questi giorni
Silvio Berlusconi stia pensando al futuro del Milan. In altre parole, i 'vertici' e le telefonate 'motivazionali' sono in gran parte invenzioni per far credere ai tifosi che la proprietà rossonera abbia una linea diversa da quella del tirare a campare fino a giugno, quando dovrebbero materializzarsi diverse situazioni programmate ben prima della guerra fredda fra Galliani e
Barbara Berlusconi: sostituzione di
Allegri con
Seedorf, ingresso in società di
Paolo Maldini e di un manager emergente preso da altri club di vertice (fatto più di un tentativo con
Paratici e
Bigon, con risposte fra il negativo e l'interlocutorio), rifondazione sulla falsariga del mitizzato modello Arsenal (e pazienza se Ozil è stato pagato 51 milioni di euro al Real Madrid) ed entrata nel club di un partner forte ma non maggioritario. Qualcuno di questi punti riceverà di sicuro un'accelerazione, alla luce delle ultime dichiarazioni di Galliani circa la sua volontà di dimettersi dopo la partita con l'Ajax. Scenario che Berlusconi non gradisce anche perché la trattativa sulla liquidazione è strettamente collegata a sbocchi professionali credibili per l'uomo che da 27 anni gestisce il Milan: non sono esclusi colpi di scena, insomma, anche se la volontà di Galliani di andarsene a breve è chiara. E quindi? Onore ad Allegri, che in questo contesto ha quasi raggiunto gli ottavi di Champions League con una squadra che forse non li vale e in un ambiente allo sbando, dove tutti quelli che hanno mercato (
Balotelli in primis) si stanno guardando intorno. Di certo il 'Tutto Galliani minuto per minuto', con soffiate dall'autoinchiodamento alla poltrona a un ruolo in Lega, ha fatto il gioco soprattutto di Galliani che mediaticamente appare la vittima di tutta la vicenda. Un Galliani che passerà all'incasso non tanto della liquidazione, che peraltro gli spetta (qualcuno a lui vicino ipotizza 60 milioni), quanto di rapporti coltivati con cura negli anni.