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Canti Napoli e poi muori

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I giornalisti, oltre a tutti gli altri difetti, hanno anche quello di essere sordi? Perché domenica sera in tribuna stampa a San Siro ce n'erano centinaia (noi fra questi), in una posizione poco distante dalla Curva Sud occupata tradizionamente dagli ultras del Milan. E nessuno, ripetiamo, nessuno, ha sentito i cori contro la città di Napoli che hanno portato alla chiusura della curva sabato in occasione della partita casalinga con la Sampdoria. Su segnalazione non dell'arbitro Banti, ma di collaboratori della procura federale, sono stati estratti dal mazzo due cori (evidentemente cantati a volume basso) che hanno portato a questa sanzione basata sulla normativa Uefa portata da pochi mesi nel nostro ordinamento. In sostanza il problema, sempre che i cori siano stati cantati (e da audio-testimoni diremmo di no), è la cosiddetta 'discriminazione territoriale'. Concetto molto meno definibile del razzismo, già di suo vago, che in un pese campanilista come il nostro (cosa potrebbe succedere in Pisa-Livorno?  Per fortuna sono a due categorie di distanza...) rende di fatto a rischio squalifica ogni curva e soprattutto ogni campo. Perché  in caso di recidiva le porte chiuse saranno chiuse per tutti, anche per i settori non occupati da ultras (ammesso e non concesso che in questi settori ci siano persone più educate che in curva). 2. In questo quadro si capisce quindi come l'Inter sia stata graziata per i cori di alcuni suoi tifosi, sempre contro i napoletani, durante la partita con il Sassuolo a Reggio Emilia. Lì il collaboratore federale non ha sentito, guarda caso. Nel caso lo avesse fatto sarebbe scattata una squalifica per tutto San Siro che avrebbe creato un putiferio e messo in discussione un'impostazione ideologica folle: la maggioranza dei tifosi deve pagare per le eventuali colpe di pochi cretini. Vogliamo dire la teoria che circola nel mondo ultras di tutta Italia, Napoli compresa? E diciamola. La teoria dice che in questa fase della stagione, dopo che la tessera del tifoso è stata ridicolizzata dai disagi creati agli spettatori occasionali, Governo e Figc vogliano mostrare i muscoli facendo vedere che possono chiudere curve e stadi quando vogliono, senza discussioni. Non proprio un atteggiamento da paese democratico. 3. La maturità, secondo il pensiero unico calcistico (anche dei tifosi del Milan, va detto), è accettare con il sorriso due ammonizioni esagerate (in particolare quella per il fallo su Dzemaili) e quindi l'espulsione, dopo una partita in cui si sono subiti provocazioni di ogni tipo e falli duri. Mario Balotelli se ricordi, impari la lezione degli 'uomini di calcio' e si trasformi nello stupido soldatino che a un certo punto viene definito 'grande uomo' (e se muore è anche meglio). Questo il senso delle tre giornate di squalifica (Bologna-Milan, Milan-Sampdoria e Juventus-Milan: la solita 'tosellata'?) inflittegli dal Giudice Sportivo. Un superdanno per un Milan decimato dagli infortuni (che sui grandi numeri non sono mai casuali), nessun problema per la Nazionale nelle insulse partite con Armenia e Danimarca, al di là del fatto che il mitico codice etico di Prandelli si presti a più interpretazioni della legge Severino: citofonare Mimmo Criscito... Il Milan farà ricorso ma, come prima impressione, non sembra troppo infervorato nel difenderlo. Cosa dire? Quando se ne andrà al Real Madrid sarà rimpianto. 4. Andrea Pirlo non è abituato alle sostituzioni e nemmeno a subire il lato oscuro della forza. Bambino meraviglia al Brescia, talento sprecato all'Inter, protagonista assoluto al Milan e in azzurro, importante con la Juventus, Pirlo pensa a ragione di essere un calciatore unico al mondo. In ogni caso uno che non può essere sostituito da Padoin per scelta tecnica, come onestamente (avrebbe potuto trincerarsi dietro la stanchezza o la tattica) gli ha spiegato Conte. Il richiamo per essere filato subito negli spogliatoi, senza assistere alla vittoria (la sostituzione era avvenuta comunque con la Juve in vantaggio) dei compagni con il Verona, è in pratica un buffetto ma ha un chiaro significato. Qui alla Juventus nessun campione è più importante della società, come avviene in altri club anche grandi: per tanti motivi, soprattutto extracalcistici. Significato bis: hai 34 anni e il contratto in scadenza. Twitter @StefanoOlivari