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Il presidente della A

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La serie A è attaccata al quasi miliardo di euro a stagione garantito dalle tivù, che spartito rappresenta la fonte di entrata maggiore nel bilancio di ognuno dei 20 club che la compongono. Per questo ogni vicenda televisiva e di Lega ha effetti immediati sugli equilibri sportivi e per questo la storia Lega-Infront-MP Silva è più importante di mille fuorigioco sanzionati in maniera chirurgica. Prima le cifre: dei 966 milioni di euro televisivi di spettanza della Lega per il 2012-13, solo 120 risultano provenire da televisioni estere. La Premier League, per dare un ordine di grandezza, incassa dall'estero circa 7 volte di più. Pur con tutta l'autoflagellazione e il disfattismo del mondo non possiamo affermare che la massima serie inglese sia 7 volte più interessante o spettacolare della serie A, quindi già in partenza c'è qualcosa che non torna anche se qualsiasi prodotto mediatico anglosassone è avvantaggiato, la Premier League è storicamente amatissima in Asia (negli anni Settanta si vedeva ogni sabato Match of the Day, la storica trasmissione della BBC, in decine di paesi anche se non in Italia), il contesto ambientale è già in sé uno spettacolo, eccetera. La MP Silva, che per il triennio 2012-2015 detiene i diritti per l'estero della serie A e B,  ha chiuso l'esercizio  2011-12 con un bilancio da cui risultava un introito di 213 milioni di euro da diritti tivù di A e B. Essendo risibile l'interesse della nostra B, è evidente la distanza fra 213 e i 90 incassati dalla Lega A per il 2011-12 alla voce 'diritti esteri'. Poi il titolare dell'azienda, cioè Riccardo Silva, ha chiarito che in quei 213 rientravano diritti anche di altri campionati, ma la distanza resta. Per completare il quadro della situazione bisogna parlare dell'advisor della Lega in materia di diritti televisivi, quella Infront contestatissima da un fronte che va da Juventus a Sampdoria, passando per Inter, Roma e Fiorentina.  Queste squadre sarebbero (davvero!) le principali di una presunta 'opposizione' al felpatissimo ma inamovibile Beretta in Lega, un Beretta (questo il non detto delle prese di posizione dei vari Agnelli e Moratti) troppo gradito al Milan e alle due grandi televisioni (Sky e Mediaset) che mettono nel sistema i soldi veri, considerando marginali quelli della Rai e di altri per highlights vari. Un gruppo che aveva tentato di piazzare Andrea Abodi, attuale presidente della B e con molta voglia di fare, al posto di Beretta, ma che era stato sconfitto da Galliani-De Laurentiis-Lotito e dalla loro capacità di convincere le medie e le piccole. Alla fine la vera battaglia sarà quella per l'assegnazione dei diritti 2015-18, quando in campo ci sarà anche Al Jazeera (vicina in estate ad un accordo con Mediaset Premium), con Beretta e Galliani che premono per scegliere subito l'advisor. Traduzione: per confermare Infront Italia, presieduta da Marco Bogarelli e popolata da dirigenti quasi tutti provenienti dal mondo Finivest-Mediaset-Milan (come del resto lo stesso Silva prima citato). In estrema sintesi: diverse società pensano, secondo noi a ragione, che il vero presidente della Lega sia Galliani con Lotito che fa il lavoro scomodo, e soprattutto (qui è questione di valutazioni, ognuno ha la sua verità) che il calcio italiano sia venduto male, all'estero ma anche in Italia. Perché è vero che la serie A vive al 70% di diritti televisivi, ma è ancora più vero che senza gli abbonati interessati al calcio di serie A sia Sky che Mediaset fallirebbero in poche settimane. Come dire: la serie A avrebbe con le tivù italiane un potere contrattuale enorme, perché può sempre minacciare di farsi la sua tivù, ma per motivi misteriosi (...) non lo usa. Twitter @StefanoOlivari