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Il mistero della Coppa d’Africa

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La Coppa d'Africa è finalmente finita. I calciatori e i pochi campioni che vi hanno preso parte possono ora tornare ai club che danno loro la giusta dimensione (oltre che i giusti soldi): da Obi Mikel ad Asamoah, da Drogba a Yaya Touré fino allo stesso Jonathan Pitroipa (miglior giocatore, anche se inesistente nella finale), tutti a casa. Inguardabile buona parte delle partite della prima edizione giocata in un anno 'dispari' dopo quasi mezzo secolo (la volta precedente era stata nel 1965) e che con la solita cadenza biennale negli anni dispari dovrebbe rimanere. Partite dominate dal tatticismo, da un ritmo di gioco relativamente basso e da errori arbitrali ai confini della realtà in stadi spesso semivuoti. Gol e occasioni, soprattutto nelle partite dei gironi, non sono mancati, ma per il resto non è stata davvero un'edizione memorabile. Un'emozione forte sarebbe arrivata dal trionfo del Burkina Faso, nonostante il 'Palazzo' contro capace di arrivare in finale, ma la Nigeria è stata la più forte: ha rischiato tantissimo nel suo girone, soffrendo proprio con il Burkina Faso e con lo Zambia, di fatto qualificandosi negli ultimi dieci minuti della partita con la debole Etiopia, ma poi ha cambiato passo. Vittoriosa sulla Costa d'Avorio nei quarti, in quella che è stata la vera finale, dominatrice del Mali in semifinale e poi facile alzatrice della coppa a Johannesburg. Ma più del giudizio sul gioco, comunque soggettivo (a molti questo tipo di calcio piace, magari anche per una forma di inconsapevole e razzistico antirazzismo), adesso che la manifestazione è finita conta di più trovare un senso a questa Coppa d'Africa. Collocata in un momento delicatissimo della stagione del grande calcio europeo, con i tornei nazionali che stanno per decidersi e le coppe internazionali alla vigilia della fase a eliminazione diretta, la Coppa d'Africa sembra più un dispetto che una reale necessità del continente. A giugno-luglio, a meno di non giocare in paesi mediterranei (comunque si sono disputati Mondiali in Spagna e in Italia, anche senza ricordare gli orari e il caldo torrido di Usa '94) si può giocare a calcio senza costringere i calciatori a viaggi massacranti e coincidenze aeree acrobatiche. Ovviamente per i mediterranei Marocco 2015 e Libia 2017 la scusa del caldo verrà usata per riproporre questo assurdo mese spaccatutto, la facile previsione è che non cambierà niente perché il voto Fifa del Burkina Faso continuerà a valere come quello dell'Inghilterra.