Il problema del Milan non si chiama
Massimiliano Allegri, ma
Silvio Berlusconi. Il fatto che meccanismi vetusti impongano di scrivere che Allegri è sull'orlo ell'esonero (in realtà non lo è, per mancanza di alternative credibili: rischierebbe solo in caso di formazioni o prestazioni 'provocatorie') e che presto il presidente rossonero piomberà a Milanello per motivare la squadra, come se con due parole ben dette
Bonera potesse trasformarsi in
Nesta, accrescono la tristezza anche in chi milanista non è ma in Berlusconi ha visto l'incarnazione dell'uomo che emerso dal basso, ousider sbeffeggiato all'inizio sia dagli 'uomini di calcio' che dai politici di professione, per non parlare delle mitiche 'grandi famiglie' dell'imprenditoria italiana. In altre parole, l'imprenditore e presidente del Milan Berlusconi sta, dal punto di vista dei meriti personali, molti piani sopra al
Moratti o all'
Agnelli della situazione, per citare solo esempi famosi, gente che si è trovata la pappa pronta e che in proporzione ai mezzi a disposizione ha fatto molto peggio di
Massimino, Rozzi o
Anconetani. Adesso, a 76 anni, 'quel' Berlusconi non c'è più e la multa per il lodo Mondadori, unita al crollo della pubblicità Mediaset, c'entra solo fino a un certo punto. I discorsi di chi gli sta intorno, o asserisce di stargli intorno, sono inquietanti: di sicuro tutti sono d'accordo nel ritenere che qualsiasi sua apparizione pubblica sia controproducente (e infatti è quasi sparito dal video, una volta occupato quasi militarmente). E' stata persa una spinta, una fiducia, un'immagine (l'ipotesi della vendita della sede di via Turati, a Milano, rende l'idea), forse anche quel po' di fortuna che trasformava possibili sciagure in opportunità. Non è però questione di fortuna la mancata cessione di Pato al Paris Saint Germain lo scorso gennaio, che avrebbe portato quasi certamente
Tevez dal City al Milan e molto probabilmente
Allegri al secondo scudetto in due anni. Semplicemente lasciando lavorare Galliani adesso ci sarebbe per Allegri la statua equestre a Milanello e, anche cedendo
Ibrahimovic e
Thiago Silva, non si sarebbe innescata questa spirale di negatività che potrà essere interrotta solo da una grande svolta. Non certo dall'esonero di Allegri.