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L’utilità di Allegri

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Massimiliano Allegri è, nella testa di Silvio Berlusconi, il colpevole perfetto per una stagione del Milan mediocre già nelle premesse prima ancora che nei risultati. La serie A attuale infatti fa così pena che praticamente chiunque può, in prospettiva, sognare il terzo posto dietro a Juventus e Napoli, mentre dopo il triste zero a zero di San Siro con l'Anderlecht e la sorprendente cavalcata del Malaga sullo Zenit la storia del Gruppo C di Champions è ancora tutta da scrivere. Questo ruolo di Allegri, un po' da maggiordomo nei romanzi gialli di un secolo fa, è paradossalmente anche la sua forza. Perché nemmeno un misto di Guardiola, Mourinho e Hiddink riuscirebbe a far nascere gioco dai piedi di Flamini, De Jong e Nocerino, buoni giocatori ma quando in squadra è presente qualche campione a trascinarli. Difficile anche pensare che con questa rosa possano fare meglio Tassotti, che peraltro negli ultimi due anni e rotti ha condiviso quasi tutte le scelte di Allegri, Inzaghi con l'esperienza da tecnico di due partite di Allievi o qualche vecchia stella ripescata in maniera creativa come Gullit: tutte soluzioni proponibili solo se la situazione del Milan dovesse precipitare, ma precipitare per davvero. Berlusconi padre, così come il 99% dei milanisti, sa benissimo che la mancata cessione di Pato al Paris Saint Germain ('sola' che Galliani aveva magistralmente piazzato) a gennaio, con conseguente arrivo dei soldi per Tevez che all'epoca giocava a golf e non voleva più sentir parlare di Manchester e di Mancini, ha negato ad Allegri il secondo scudetto in due anni di Milan e che quindi sfiduciarlo a prescindere, con il non mercato estivo che è stato fatto, sarebbe una mossa impopolare oltre che improduttiva.