Se conosco bene Alessandro Del Piero, e in realtà lo conosco da vent’anni, da quando lo vidi sbucare - giovanissimo e timido - dallo spogliatoio di Padova per un’intervista, tra un mese dirà addio alla Juve.
Lo farà lui, di sua iniziativa, senza aspettare l’ennesima liquidazione in pubblico da parte di Andrea Agnelli. Alessandro vincerà lo scudetto, come sogna dall’anno giocato in Serie B da campione del mondo, farà il giro di campo, volerà in America a perfezionare l’inglese e poi tornerà, con qualunque opzione libera davanti a sè. Il tutto raccontato con ironia e sagacia su Facebook o Twitter.
La comunicazione si può migliorare, i master nelle migliori università del mondo aiutano, ma richiede un fondo di sensibilità nel Dna. Secondo me Andrea Agnelli, dinamico e preparato dirigente, sinceramente ne ha dimostrata poco nella vicenda specifica. Non ho capito, neppure a distanza di mesi, la sortita del rampollo di casa Agnelli, con quel licenziamento fatto a margine di un’Assemblea dei soci. Agnelli era preoccupato di non essere preso in contropiede una seconda volta da Del Piero, che l’anno prima - spiazzando la società - si era detto disponibile a firmare il bianco per la "sua" Juve.
Ma ci sono cose che nemmeno se ti chiami Agnelli puoi decidere tu. Quando milioni di tifosi bianconeri individuano in Del Piero un idolo assoluto, quasi mistico, ma quando persino gli antijuventini più accaniti gli tributano stima e rispetto, allora ti devi arrendere al fatto che sarà lui a decidere, non tu, neppure se cacci i soldi. Non è un dipendente di Melfi che puoi permetterti di licenziare in tronco, con o senza giusta causa, questo è un campione che ha dietro di sé gli unici valori vincenti nella società dello spettacolo: il consenso popolare, una forza mediatica straripante e un’immagine eccezionale.
Sono bastati pochi gol, per altro tutti decisivi, e la questione sul futuro di Alex è tornata d'attualità, quasi debordante. Oggi i giornali vi dedicano l’apertura, sui siti sono già partite le campagne per tenerlo alla Juve. Agnelli pensava forse che anticipando l’uscita a parole avrebbe evitato tutto questo? Ci ha provato anche Conte, tenendo fuori ADP a lungo, anche quando la Juve non vinceva le partite con le piccole e Del Piero sarebbe servito quanto il pane. Alla fine si è arreso, dandogli spazio, lo scudetto viene prima di tutto. Invece non si è arreso Agnelli, come ha magnificamente illustrato ieri Emanuele Gamba su Repubblica. Il figlio del Dottore è l’unico davvero scontento di questo exploit finale di Ale?
Se è così, se ne faccia una ragione. Del Piero lo solleverà dall’imbarazzo, gli toglierà l’ultima castagna dal fuoco, perché - come Platini - è nato per uscire da trionfatore. E lo farà. Ma Agnelli impari la lezione: nel mondo, anche se sei nato ricco e baciato dagli Dei, ci sono cose più grandi di te.
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