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E la chiamano Champions dei giovani

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L'Inter dei grandi è un disastro, ma quella dei ragazzi fa ben sperare per il futuro. Questo il mantra mediatico, secondo il discutibile (giornalisticamente, perché come marketing non fa una piega) ordine di servizio che le tifoserie delle grandi squadre bisogna farle sognare. In più la Primavera nerazzurra di Andrea Stramaccioni ha davvero compiuto un'impresa battendo l'Ajax a Londra, in inferiorità numerica per mezza partita. Complimenti, quindi. Ma basta così, perché senza inerpicarci nel predire il futuro di Daniel Bessa possiamo invece più concretamente parlare del valore del torneo che si è disputato in Inghilterra. Punto primo, se non unico: qualcuno lo vuole dire che la Next Generation Series non è la Champions League dei giovani, come abbiamo letto un po' dappertutto, ma una semplice esibizione a squadre? Se fosse una manifestazione ufficiale ci sarebbe dovuta andare la formazione Campione d'Italia Primavera, ovvero la Roma. Invece c'è andata l'Inter. E perché? Essendo una manifestazione ad inviti (e non organizzata dall'Uefa) potevano chiamare anche il Crotone, hanno invece pensato ad una squadra con più visibilità. Di sicuro la Uefa da anni sta pensando ad una manifestazione del genere, lanciando dei segnali come quello del 2010 quando proprio l'Inter disputò una finalina pre finale di Champions con Bayern, a livello Primavera. Ma di quella nessuno parlò allora e nessuno ne parla ora. Si pensava che sarebbe stato il preludio di un evento mediatico e televisivo importante. Invece quella partita, giocata a porte chiuse a Valdebebas fu un flop clamoroso proprio a livello televisivo, con sole due timide richieste di accredito. Ma il tema che ci sta più a cuore non è la Champions dei giovani, che per ora non esiste se non nella mente di chi vuole distogliere l'attenzione dai fallimenti dei grandi, ma le possibilità di questa Primavera di produrre giocatori da prima squadra. Non siamo tecnici e non facciamo i tecnici, visto che il calcio giovanile è già pieno di guru, ma scorrendo le rose delle squadre partecipanti si nota nell'Inter e in altre squadre (il Liverpool, per dirne una) una prevalenza della classe 1993 e in altre (il Barcellona, per dirne un'altra) una più folta presenza della classe 1994. Un anno che a questa età significa tantissimo. Traduzione: non si possono prendere acriticamente buone partite amichevoli disputate a livello giovanile e usarle per fare un po' di marketing. Tanto più quando i giovani che si sono rivelati campioni (Balotelli) o talenti su cui insistere (Santon) sono stati ceduti. Twitter @StefanoOlivari