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Radio Rai non si applica

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Una piccola storiella da mandare a memoria in tempi di pagamento di canone Rai, che riceviamo, pubblichiamo e commentiamo. “Gentile signor Balestri, siccome lei scrive per il blog di una testata autorevole e letta come il Guerino e siccome si occupa di mass media, le segnalo una cosa banale ma forse significativa come la App di Radio Rai. Parlo della App dell’iPhone: Radio Rai ne ha una, si scarica e si possono ascoltare tutti i programmi in diretta. Tutto tranne che il calcio. Che fino a poco tempo fa era ascoltabile non su RadioUno, ma su Rai International. Cambiava poco, perché c’era, tutto. Adesso niente da fare, trasmettono solo della paccottiglia musicale di nessun interesse. E siccome io giro abbastanza e la tv non riesco a vederla in diretta, mi godevo i gol così. Adesso niente. Può fare qualcosa? Franco – Firenze”. Il commento a questa lettera lo facciamo qui, perché si può trarre una lezione interessante. La prima cosa da dire è che il buon Franco sopravvaluta me, più che il Guerino. Sappiamo comunque che anche tanti giornalisti ci leggono, compresi quelli di Radio Rai, quindi magari il caso verrà preso in considerazione. Perché il problema di questa faccenda – che è vera, verissima – sta nel fatto che la Rai se ne frega. Dotato anche io di iPhone, sono andato su iTunes e ho visto i commenti alla App Radio Rai. Bene, è un insulto via l’altro alla Rai per questo problema, che a quanto pare persiste ormai da due mesi abbondanti. Durante i quali non dico che sia mancato un intervento risolutivo: è mancata una risposta, una semplice risposta, anche solo di banali scuse impapocchiate con una promessa di fare qualcosa, da parte della Rai. Se ne fregano bellamente. Salvo, soprattutto in questi giorni, ricordarci in ogni dove, in radio e in tv, che entro il 29 febbraio si può pagare il canone con una piccola sovrattassa, che il canone è un tributo, ecc ecc. Doveri sempre, diritti mai. C’è gente come Franco che è spesso è in viaggio, ad esempio in treno o per aeroporti, e trova quella App ottima perché non fa perdere tempo smanettare le frequenze. D’accordo, tutto il resto di Radio Rai si sente, ma togliete Caterpillar, il Ruggito del coniglio e i Gr, che altro si ascolta in radio? Le partite. Tolte quelle, si toglie un bel pezzo dell’interesse della radio. Ma dicevamo che si può trarre una lezione interessante da questa storiella. Ed è il disinteresse della Rai, ma pure delle altre emittenti tv, per Internet. Che è visto solo come un modo per fare cliccate, e quindi ottenere un po’ di pubblicità online. In sé niente di male, lo fa anche il Guerino con questo blog e lo fanno tutti i mass media. Ma in cambio si offrono, di solito, attenzione – ovvero risposte immediate, come dicono quelli trendy, custode satisfaction - e servizi. La Rai non degna di risposta chi segnala un problema, e nega i gol in diretta sui telefonini (e pure su Internet: anche la diretta web di Radio1.rai.it oscura le cronache sportive). Se poi provate ad accedere al servizio Replay, con cui si possono guardare in streaming le trasmissioni dei giorni precedenti, notate subito che moltissimo sport non è visibile, a partire dalla totale assenza dei due canali di Raisport, proseguendo con la mancanza di 90° e Domenica sportiva. Sarà una questione di diritti, forse, ma a che diavolo servano dei diritti così monchi nell’era del villaggio globale digitale è una domanda senza risposta. Ma non va meglio con le altre emittenti. Sky di video non ne mostra proprio: gelosa probabilmente dei soldi che munge riserva tutto solo agli abbonati. Ma solo se se ne stanno davanti allo schermo tv: sul sito solo fotografie e articoli, ma niente filmati, neanche per chi paga l’abbonamento. Addirittura le ricche pagine dei torti arbitrali subiti da ogni squadra sono fatte solo con foto. Però c’è una versione del fantacalcio che ti consente di sfidare Ilaria D’Amico, e sono soddisfazioni. SportMediaset invece qualche video lo fa vedere, purtroppo parecchi sono inquinati dai commenti di quegli urlatori tifosi che molti considerano l’ultima frontiera del giornalismo, e lo sono ma intendendo “ultima” come “peggiore”. Sicuramente il servizio migliore dei tre grandi poli televisivi. Nessuno dei quali però dà l’impressione di aver ben capito come relazionarsi con Internet e si sta facendo prendere in contropiede dalla rivoluzione digitale, che avanza anche in un paese tecnologicamente arretrato come il nostro. Livio Balestri telecommando@hotmail.it