Alla fine Zamparini ha colpito ancora: era nell'aria l'ennesima burrasca a Palermo, dopo la gestione del caso Sogliano, uno dei giovani direttori sportivi più bravi su piazza. Ora a fare le spese dell'irrazionalità del presidente è stato Mangia, soltanto alcuni mesi fa accreditato come uno dei tanti "uomini nuovi" dell'asfittico calcio italiano. La realtà sta nel mezzo: come prima certamente non era un fenomeno, adesso l'umile Devis non può essere additato come colpevole di una stagione iniziata malissimo e rimessa quantomeno in carreggiata grazie all'intervento in corsa dell'esordiente trainer lombardo. Forse a Palermo si aspettavano davvero lo scudetto? Perchè, se così fosse, allora nulla da eccepire sull'esonero repentino dell'allenatore rosanero. Ma se invece, come ragione imporrebbe, la realtà siciliana potesse "accontentarsi" di una stagione a ridosso delle grandi, in zona Europa League, per capirci, allora la cacciata di Mangia griderebbe vendetta! Torniamo un attimo al calcio d'agosto. Che si pensava di un Palermo indebolito dalle pesanti cessioni di talenti come Pastore e Sirigu e della magra figura europea durata meno di un soffio, e che già era costata la panchina a un bravo tecnico come Pioli? Per caso qualcuno sognava un calcio sbarazzino come quello poi messo in mostra in casa da Mangia? Si puntava alla Champions? Devis Mangia pecca di inesperienza, questo è palese e non potrebbe essere altrimenti, visto che ha l'età di Del Piero e solo 6 mesi fa portava il Varese Primavera a un traguardo pressochè storico in ambito giovanile (secondo posto dietro la corazzata Roma) ma ha un sicuro talento come allenatore, idee chiare su come far giocare la squadra e l'incoscienza e la voglia di emergere dei giovani rampanti. E dire che la gavetta l'ha già masticata, nelle infuocate categorie dilettantistiche da dove proviene (da vincitore, ovvio). Sono sicuro che ripartendo magari da un ambiente più tranquillo, con meno pressioni, possa tornare ad essere considerato "the next big thing" del calcio italiano. Ma purtroppo con uno stritola allenatori del genere, la vita è dura per tutti, figuriamoci per uno alle prime armi. Ci vorrebbe più equilibrio e magari pure una piazza che merita tantissimo, come quella di Palermo, potrebbe raggiungere risultati soddisfacenti.
Gianni Gardon
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