Troppo calcio. Sentiamo questa litanìa fin dagli anni Settanta, quando il calcio in tivù era un tempo di una partita in differita la domenica pomeriggio e qualcosa in diretta di coppa il mercoledì. Adesso, dopo la pausa per le tristissime amichevoli delle nazionali, si è scoperto (!) che ci sarà almeno una partita con una squadra italiana di A o B in campo da oggi fino a praticamente Natale. E allora? Gli stadi si stanno svuotando (e se ne costruiscono di più piccoli, per mitigare l'effetto tristezza) non certo perché ogni giorno c'è calcio in televisione: a un interista di Sampdoria-Juve Stabia del 9 dicembre non potrebbe importare di meno, così come a un romanista di Viktoria Plzen-Milan. Non esiste un malato di mente che guardi tutto su tutti i canali, questa è un'invenzione di chi per professione rimpiange la mitica 'Italia di una volta'. A tutti noi interessano le nostre squadre (usiamo il plurale, memori delle polemiche sui bacini di utenza della Lega su tifosi e simpatizzanti) e quello che fanno le squadre che ci sono antipatiche, più qualche campione che inseguiremmo anche se giocasse nel campionato thailandese. Insomma, il calcio televisivo non fa male a nessuno. Anzi, a qualcuno fa male: a se stesso, visto che se si è sintonizzati su un canale non si è ovviamente anche su un altro. Di sicuro la possibilità di passare il tempo ogni sera e ogni fine settimana con qualcosa di facile alla comprensione e di sostanzialmente innocuo ha una grande valenza sociale: chi è in poltrona, o al limite allo stadio, non è in strada e comunque non sta pensando ai propri problemi. Non stiamo dicendo che dietro a questa overdose televisiva ci sia un grande vecchio, ma solo che la 'governabilità' è facilitata da persone che pensano soprattutto al calcio. Insomma, Mario Monti (tiepido sostenitore del Milan) avrà come migliori alleati Sky Sport e Mediaset Premium.
Twitter @StefanoOlivari