La maggior parte dei presidenti non capisce niente di calcio, la proprietà dei club è per loro possibile solo grazie a soldi guadagnati in altre attività (archetipi Berlusconi e Della Valle) o ereditati (archetipi Agnelli e Moratti) da genitori o nonni. E' quasi una ovvietà, ma sentirlo dire in televisione in faccia ai diretti interessati fa sempre una certa impressione. E' successo in diretta su Sky nel dopo-derby romano, con Massimo Mauro che da studio, senza un vero perché se non ruggini antiche,
si è messo a battibeccare con il presidente della Lazio Claudio Lotito a colpi di 'Io parlo di calcio con giocatori e allenatori', chiudendo con un 'Non parlo con lei perché non capisce niente di calcio'. Ecco, questo coraggio di Mauro, pur lodevole nel mare della melassa e nel complimentismo televisivo, era degno di miglior causa perché se c'è un presidente che ha dimostrato di poter stare ad alto livello pagando i giocatori medi come giocatori di fascia bassa questo presidente è Lotito. Bene il coraggio e la personalità dell'opinionista, quindi, paragonata alla prudenza dei colleghi che vogliono 'rientrare nel giro' o comunque non crearsi nemici, un po' meno bene il merito della vicenda. Quando poi sentiremo gli stessi toni durante un collegamento in diretta con Berlusconi, Agnelli o Moratti, e non con un outsider (per quanto ricco e ammanicato) come Lotito, sarà sempre troppo tardi. Rimane il fatto che, uscendo dal discorso Lazio, Mauro ha buttato lì un argomento non da poco: perché vengono linciati gli allenatori, cioè gente che può avere qualche limite caratteriale rapportato a certe realtà ma che comunque vive di calcio da quando è nata, mentre i presidenti vengono presi sul serio a prescindere? Invece hanno solo più soldi e spesso (anche dopo dieci anni nel calcio vero) ne sanno meno del tifoso da bar. Ogni tanto qualcuno che dice che il rè è nudo si trova ancora.
Stefano Olivari
Twitter @StefanoOlivari
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