Con un’ossatura già definita e consolidata da Europei e mondiali precedenti, l’aspetto più incerto della
Spagna che difenderà il titolo continentale in Ucraina e Polonia riguarda l’attacco di riserva. Garantiti Villa e Fernando Torres (certezze che per Del Bosque vanno al di là dei momentanei stati di forma), rimangono due maglie per tre candidati: Fernando Llorente, Negredo e Soldado.
In pole position c’è Llorente, il più sperimentato (decisivo il suo ingresso nella trasferta in Scozia) e anche il più talentuoso. Dei tre è il più alto e grosso, a una visione superficiale l’ariete da buttare lì in cerca della mischia; in realtà è il più manovriero, quello che più sente il “tiqui-taca”. Aggiunge peso in area avversaria (favoloso il suo gioco spalle alla porta, facendo perno sul difensore per smarcarsi) senza costringere la Spagna a giocare a qualcosa che non conosce: questo il suo principale merito. Si sta riprendendo da un inizio di stagione poco brillante, erroneamente attribuito da qualcuno alla scarsa abitudine al gioco di Bielsa, che per farlo partecipare alla manovra lo allontanerebbe dall’area (in realtà l’idea del Loco, non tanto balzana, è semplicemente di far attaccare anche i suoi compagni, a differenza di quanto faceva Caparrós).
Negredo offre un’interpretazione del ruolo più energica, più verticale. Più esplosivo di Llorente, copre più campo ma non è il tipo di attaccante che ama tenere palla per dare il tempo di salire ai compagni: è abile spalle alla porta, ma più che altro per offrire una sponda rapida, a un tocco, e subito lanciarsi in profondità. Ha una falcata che divora l’erba, e un sinistro potentissimo (ma non gli mancano le conclusioni di precisione o in pallonetto) capace di trovare la porta anche da angolazioni e distanze improbabili.
Soldado dei tre è invece quello che tocca meno palloni, ma il più astuto negli ultimi metri di campo. Un Chicharito Hernández in edizione ridotta, per la capacità di ingannare i difensori fintando un movimento per poi fare puntualmente il contrario: inizia attaccando il secondo palo e invece si smarca sul primo, accenna un movimento incontro al portatore di palla e invece attacca in profondità. Una minaccia costante, coronata da freddezza e precisione nel finalizzare.
Deciderà probabilmente la classifica cannonieri (ora Soldado è a 5 gol, Llorente e Negredo 3), e la questione non è di secondo piano: da qui per Del Bosque potrebbero arrivare gol pesanti nelle fasi più delicate delle partite.
(a cura di
Valentino Tola)