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Lo scudetto di Cellino

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L'ammucchiata di squadre in testa alla classifica, con Juventus e Udinese prime reali (e Atalanta prima virtuale, al netto della penalizzazione) è un segno di salute per il calcio italiano? Probabilmente no, visto che è figlia anche delle brutte partenze delle milanesi e della Roma (che comunque dell'ammucchiata non fanno parte), ma non si può fare a meno di notare che un simile equilibrio mancava da vent'anni: cioé da prima dell'arrivo di Moggi alla Juventus, di Calciopoli, del quadriennio interista, di tutto quello che ogni giorno regala facili click a noi e a tanti altri (permettendo anche a qualche demente, con la vita incredibilmente più triste della nostra, di vomitare minacce). Vent'anni in cui i club metropolitani si sono alternati al potere, complice anche la distanza messa fra loro e il resto del gruppo grazie a una distribuzione dei diritti televisivi più vicina alla Liga (dove curiosamente c'è adesso una semi-ammucchiata) che alla Premier League. Senza entrare nel solito teatrino Inter-Juventus-Milan-Roma, su un punto saranno tutti d'accordo: dai tempi della Sampdoria di Mantovani le città medie, per non parlare di quelle piccole, sono state buttate fuori dai piani alti della serie A, arrivando a volte al preliminare di Champions League più a causa di annate fallimentari delle grandi che di loro miracoli. In gran parte questo è accaduto per motivi finanziari, ma anche a causa di una gestione arbitrale e mediatica che le escludeva dal giro che conta. Poi all'interno del giro che conta quei pochi si giocavano le loro carte in maniera più o meno pulita, ma era entrarci che era impossibile. Non stiamo dicendo che il Chievo vincerà questo scudetto, così come nel 1991-92 non lo vinse il Foggia (dopo 4 giornate a un punto da Milan, Juventus e Lazio capolista, c'erano ancora 2 punti a vittoria), ma solo che si respira un'aria nuova. Il quadro di fondo non è cambiato, ma è bello che un tifoso del Cagliari possa sognare. Anche se il famoso 80% degli italiani (quello che comprende le tifoserie di 5 squadre) crede alla barzelletta del 'posto che ci compete'. E gran parte di questo 80% non è culturalmente pronto ad accettare un Cagliari forte come la sua squadra, preferendo paradossalmente una vittoria della nemica. Che si può sempre delegittimare, anche solo a parole. A chi è antipatico, invece, Cellino? Stefano Olivari