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Dov’eri l’11 settembre?

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La prima notizia mi arrivò attraverso la radio. Stavo viaggiando in auto in un tratto di strada di Collecchio, tra il centro sportivo del Parma e la sede della Parmalat. Quel pomeriggio avevo in programma di intervistare Stefano Tanzi, allora lontano dalla sciagura familiare e industriale che lo avrebbe coinvolto pochi anni dopo. Quando entrai nella sede, trovai molte persone immobili davanti ai televisori accesi. Quelle prime notizie che giungevano da New York parlavano di un aereo scontratosi per caso contro una delle Twin Towers. Mentre iniziavo a parlare con Stefano, la segretaria iniziò ad aggiornarlo via via della situazione, del fatto che molti dipendenti della Parmalat fossero bloccati negli aeroporti americani e sudamericani. A un certo punto abbandonammo l’intervista e iniziammo a guardare angosciati le immagini, almeno dal momento in cui un secondo aereo colpì l’altra Torre gemella e un ulteriore precipitò sul Pentagono. Passai la sera e poi la notte incollato alla televisione. Sembrava Hollywood, invece erano migliaia di morti e il colpo più grande mai inferto agli Stati Uniti. Arrivarono poi le testimonianze, l’attacco successivo della Fallaci al panarabismo e alla connivenza occidentale, arrivò soprattutto la caccia a Bin Laden, fin lì nome quasi sconosciuto. Insomma la storia - smentendo le previsioni di Fukuyama - non solo era andata avanti, ma quell’11 settembre aveva preso un’accelerazione pazzesca, di cui ancora adesso vediamo e scontiamo le conseguenze. Dicono in America, a mo’ di indovinello storiografico, «dove eri il giorno in cui Kennedy fu ucciso a Dallas?». Ecco, vi chiedo: dove eravate voi il giorno in cui, giusto dieci anni fa, vennero colpite le Torri Gemelle?