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Branca leone del mercato

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1. Chi sono i colpevoli delle figuraccia europea fatta dall'Inter con l'inclusione di Forlan nelle liste Champions? Marco Branca e Piero Ausilio, direttore tecnico e direttore sportivo dell'Inter, sono gli uomini mercato nerazzurri: al di là del fatto che i regolamenti Uefa dovrebbero essere conosciuti da ogni dirigente di una società che ne faccia parte, è evidente che a maggior ragione dovrebbero essere conosciuti a memoria da chi spende soldi del club e che sul filo dei regolamenti si deve necessariamente muovere. Poi qui non era nemmeno questione di interpretazioni, ma solo di controllo dei tabellini dei turni preliminari di Europa League (Forlan ha giocato contro lo Stromsgodset). Non di un sedicenne preso per il futuro, ma di un trentaduenne miglior giocatore dell'ultimo Mondiale...Curioso che in un mondo dove gli allenatori vengono linciati al primo pareggio e i calciatori alla prima partita sottotono, solo i dirigenti (e non solo Moratti) godano di una sorta di impunità mediatica. Di questo incredibile errore già non scrive più quasi nessuno. 2. Non si è mai capito perchè al workshop (traduzione: riunione per discutere dei massimi sistemi, controllando chi c'è e chi non c'è) Ambrosetti di Cernobbio intervengano così tanti personaggi di primo piano dell'economia e della politica mondiali per dire banalità o spiegare perchè certi disastri sono accaduti nel recente passato. Mai un'indicazione per il futuro, più che economisti vediamo ragionieri con il libro delle citazioni accanto. E' quindi apparso un gigante Clarence Seedorf, nella parte di se stesso, quando ha spiegato che il punto di partenza di ogni politica dovrebbe essere il riconoscimento degli errori fatti. 3. La Roma è in una tale situazione di vuoto di potere che questa volta Francesco Totti rischia grosso. Non esiste infatti una società bene identificabile su cui fare pressione per 'normalizzare' l'allenatore troppo attivo nel lanciare i giovani, paradossalmente il miglior alleato di Luis Enrique è la sua precarietà. Persone vicine al capitano giallorosso riferiscono che non ce l'abbia con lo spagnolo, ma proprio con una società che parla in maniera polifonica e spesso attraverso gente che non ha un ruolo ufficiale (Franco Baldini, per dirne uno). Insomma, non è il solito schemino dell'allenatore fanatico che non sa gestire il vecchio campione (fra l'altro domenica con il Cagliari Totti dovrebbe giocare) ma siamo in presenza di una società per così dire 'transitoria' che vuole liberarsi del passato, anche di quello glorioso, per poi traghettare la Roma verso una sistemazione definitiva. Che non dovrebbe essere americana. 4. Sfugge ai più il concetto di estorsione, tirato fuori da Maurizio Zamparini a proposito dei 21 milioni che dovrà dare all'agente argentino Marcelo Simonian per l'operazione Pastore-PSG. Non si tratta infatti di una commissione, più o meno estorta, ma della metà del valore del cartellino del giocatore. Perché? Semplice: perché il Palermo a suo tempo comprò formalmente tutto Pastore ma in realtà solo la metà: il cartellino era infatti al 90% della società di Simonian (in Sudamerica è comune che privati e società esterne possano detenere la proprietà di un giocatore, anche Ronaldo si è buttato adesso in una attività del genere), che si accordò con Zamparini per ottenere la metà delle future somme incassate dalla cessione di Pastore. Insomma, una sorta di comproprietà. Che poi Zamparini sia impazzito dal dispiacere per la cifra liquidata, con il senno di poi (avrebbe potuto liquidare Simonian quando Pastore era ancora semi-sconosciuto), è un altro discorso. 5. Lezioni di vita a Balotelli o a Cassano, a giorni alterni: questa è la linea della cosiddetta opinione pubblica ma purtroppo ormai anche di Prandelli. iPad in panchina o no, la vera differenza fra i due è che Cassano come calciatore è al capolinea (mai ha inciso ad alto livello e mai inciderà) mentre Balotelli sarebbe fondamentale per una nazionale con ambizioni vere. Per questo l'ultimatum del c.t. è prevdibile che si trasformi in un 'penultimatum'. 6. Il calcio italiano non ha più progetti, se non quello della semplice sopravvivenza. Solo così si può spiegare l'operazione Ziegler-Fenerbahce. La Juventus lo aveva appena ingaggiato, a fine contratto con la Sampdoria, con contratto fino al 2015. Adesso, senza un vero perché tecnico, è stato prestato alla squadra turca per 600mila euro. Una buona mossa finanziaria, se stessimo parlando dell'Udinese. Stefano Olivari stefano@indiscreto.it