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Primo Galliani e ultimo Marotta

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I valori del calcio italiano non sono cambiati di molto, dopo un'estate fra mister X per il Milan, fenomeni che si tagliavano l'ingaggio per l'Inter, protagonisti in Champions League che sognavano la Juventus. Adesso però si possono finalmente analizzare le rose delle squadre senza l'ossessione del colpo last minute, che di solito altro non è che uno scarto. Per stabilire chi si è comportato meglio bisogna intendersi: se si fa calcio per guadagnare allora l'Oscar del mercato deve andare all'Udinese che grazie soprattutto alle cessioni di Sanchez, Zapata e Inler ha chiuso con un attivo di quasi 60 milioni di euro. E pazienza se, complice anche un minimo di sfortuna, non è riuscita a superare l'Arsenal per la Champions League: Giampaolo Pozzo non si suiciderà. Se invece si fa calcio per vincere, con spese no limits, andiamo controcorrente dicendo che il mercato della Roma americana è stato molto interessante pur con il suo rosso di quasi 33 milioni: Stekelenburg, Kjaer, Gago, Osvaldo, Bojan solo per citare chi sulla carta sarà titolare, ma soprattutto la non cessione di De Rossi significano che le ambizioni (vedremo se moravianamente sbagliate o no) ci sono. Da un misto dei due parametri, con bilanci incredibilmente vicini al pareggio, escono invece vincenti le milanesi. I campioni d'Italia hanno ringiovanito il centrocampo con Aquilani e Nocerino e fatto una bella scommessa su El Shaarawy, che sulla carta e nonostante la giovane età ha più colpi di tutte le mezze figure che si alternano a supporto del dio Ibrahimovic. L'Inter ha tenuto Sneijder ma solo perché non è arrivata l'offerta giusta e ha dato in extremis a Gasperini le agognate punte esterne, pur lasciandogli in gestione un centrocampo di ultratrentenni che potrà soltanto peggiorare rispetto al passato. Buono in prospettiva Tassi, ma in una società che ha svenduto Balotelli e veduto Santon a vent'anni questo conta relativamente. Di solito i giornalisti brillano nei complimenti ed evitano le previsioni negative: mai letto un editoriale su chi di sicuro retrocederà. Possiamo però dire chi a nostro giudizio ha fatto peggio, in relazione ai soldi spesi. Prima di tutto il Napoli, partito alla grande con Inler e poi incartatosi in mille operazioni di medio-basso cabotaggio: fra svincolati (Donadel, Santana) e giocatori con cartellino strapagato ma destinati alla panchina (quanto giocherà Fideleff?). Vale il discorso fatto per la Roma: Hamsik, per come si erano messe le cose, può essere considerato un acquisto. Pochi passi in avanti anche della Juventus, condizionata dalla invendibilità di molti suoi grandi nomi, da Amauri a Iaquinta (Del Piero è fuori concorso), che ha speso tantissimo per comprimari (Lichsteiner), campioni al tramonto (Pirlo) e talenti discontinui (Vucinic), con il solo Elia che sembra una ventata di aria nuova come lo fu l'anno scorso Krasic. Un altro mercato fallimentare per Agnelli e Marotta, che continuano a godere di buona stampa a dispetto dell'evidenza. Non si è indebolita la Lazio, con tutto che Klose ha i suoi anni, non si è rinforzata la Fiorentina, sta smobilitando un Palermo per cui è facile prevedere che Mangia non sarà l'ultimo allenatore della stagione. Il resto fa numero e riempie i nostri fine settimana, ma è nella sostanza inguardabile a meno di non essere tossici. Stefano Olivari