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Il denaro è il mio Pastore

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Il Chelsea ci ha provato fino all'ultimo, ma ll trasferimento di Javier Pastore dal Palermo al Paris Saint Germain sembra praticamente fatto: a un prezzo non proprio di saldo, portando il calciomercato in un nuova dimensione. Non per l'entità della cifra che intascherà Zamparini, 45 milioni (record per il Palermo e per il mercato francese, ma non in assoluto), ma perché è la prima volta che un'operazione simile porta un potenziale fuoriclasse con il meglio ancora da dare in un campionato diverso da quelli inglese, spagnolo o italiano. L'emiro della situazione, con capacità di spesa illimitate, aveva finora sempre usato per i suoi scopi squadre magari modeste ma di tornei ad altissima visibilità. Mentre la Ligue 1, che seguiamo solo perché scommettiamo sulle sue partite, è un torneo dall'attrattiva modestissima. Non per i francesi, magari, perché ognuno pensa di essere il centro del pianeta, ma per il resto del mondo sì. Una squadra con Pastore, Menez, Sissoko, Sirigu e chissà chi altro ancora dovrebbe passeggiare, ma non è questo il punto. Al di là dei piani del dirigente Leonardo, quello che conta in questa fase sono i soldi e soprattutto i disegni del QSI, il Qatar Sports Investments, ufficialmente un fondo di investimento con base nel paese che (purtroppo) organizzerà il Mondiale 2022 ma in realtà il solito paravento dietro cui un despota o i suoi familiari e amici comprano pezzi di cultura occidentale a qualsiasi prezzo. Nello specifico il QSi è controllato da Tamin al-Thani, principe ereditario del Qatar e fra le mille cose presidente del comitato organizzatore del Mondiale 2022, membro del comitato olimpico internazionale (l'unico pregio è che sarà incorruttibile, al contrario di molti suoi colleghi), proprietario dell'Al Sadd. In Francia il magazine So Foot ha scritto che dietro lo sdoganamento mediatico del Qatar ci sia la regia del presidente francese Sarkozy (il non detto è che magari il lavoro non sarà stato fatto gratis), che avrebbe fatto pressioni anche su Michel Platini per portarlo dalla parte araba al momento della votazione per il 2022. Tornando a Pastore, perché un campione di 22 anni con quasi tutte le grandi d'Europa (non vogliamo dire le italiane, nessuna mai veramente in corsa nonostante i penosi titoli in ottica di marketing) alla sua porta si è andato a seppellire in una situazione che lo arricchirà ma che non lo farà andare vicino alla Champions League nemmeno per sbaglio? Anche qui il non detto (e non saremo noi a dirlo) regna sovrano, di sicuro c'è che il calcio è il grimaldello per entrare nella nostra cultura e in qualche modo plasmarla. Il PSG schiererà giocatori israeliani o adirittura gay? Non che abbondino (i dichiarati, non gli effettivi) nell'Inter o nella Juventus, ma era così per dire. Il calcio non è un affare, guardando solo al calcio e alla cosiddetta gestione caratteristica. Ma se accettavamo gli stadi di Costantino Rozzi, ci viene più difficile accettare questa colonizzazione strisciante. Stefano Olivari