Home

Calcio

Calcio Internazionale

Formula 1

Basket

Altri Sport

Personaggi

Guerin Sportivo

LIVE

La favola Chievo finisce con Bettarini

LEGGI TUTTO
C’era una volta, poi non c’è più. Il deferimento del Chievo per responsabilità oggettiva probabilmente finirà in nulla, o in una multa. E non è certo quello lo scandalo, la responsabilità oggettiva funziona così. Lo scandalo sta nel nome del tesserato deferito per la vicenda delle scommesse: Stefano Bettarini. Cosa c’entra Bettarini col Chievo? «Una possibile futura operazione promozionale a livello di immagine che prevedeva, tra le varie idee, l'utilizzo di Bettarini in qualche finale di partita o altre attività. Un progetto, comunque, che è rimasto teorico, senza un riscontro oggettivo», recita un imbarazzato e imbarazzante comunicato ufficiale della società.
Ecco, ma perché il Chievo deve avere bisogno di una operazione di immagine? È una squadra che da quando, nel 2000, è arrivata in serie A, è diventata la seconda squadra di molti sportivi: per la splendida storia della provinciale che arriva al vertice del calcio; per l’essere l’espressione di un quartiere di una città, dove ancora il calcio è pane e salame (o bollito con pearà, il piatto tipico di Verona); per avere stipendi bassi e costi contenutissimi ma cavandosela sempre con l’intuito degli osservatori che portano a casa giovani di qualità o vecchietti da rigenerare; per il gioco spesso (più una volta che ora) spumeggiante con cui è riuscita a battere Inter, Milan, Juventus e ad arrivare ai preliminari di Champions League. Insomma, il Chievo è sempre stata la classica squadra simpatia. E riscuoteva anche le simpatie, per dirne solo uno, di Gianni Mura, affascinato come noi e tanti altri dal lato romantico e passatista, dal richiamo al calcio vero e genuino di una volta. Perché il Chievo doveva lanciarsi in un’operazione di questo tipo? E ancora - e soprattutto - perché farlo con Bettarini? Giocatore di livello tecnico non entusiasmante già quando era abile e arruolabile, poi diventato re del gossip, protagonista di reality show e paccottiglia televisiva assortita, belloccio da copertina (e anche meno bello da quando è senza capelli), marito di, e già coinvolto in uno scandalo scommesse che (fosse innocente o colpevole questo è quasi secondario) gli era costato una squalifica.
Tutto questo è la perdita dell’innocenza (morale e umana, non giudiziaria) di una squadra che l’innocenza l’avrebbe potuta conservare tranquillamente, se solo l’avesse voluto. E invece l’ha persa, oltretutto con un’operazione che non si è mai neppure concretizzata, anzi, non era stata mai neppure annunciata, cosa che aggiunge un tocco di insensatezza alla intera vicenda, perché se neppure la pubblicizzi che operazione promozionale è? Già era sembrata ridicola, col bene che gli vogliamo, l’operazione analoga che anni fa aveva fatto il Parma con Gene Gnocchi. Ma Gene almeno aveva ironia e intelligenza, non era un personaggio da gossip, nessuno aveva mai avuto dubbi su di lui. Bettarini cosa poteva aggiungere al Chievo? Un tocco glamour forse. Ed è questo il terribile, ed è questo il motivo per cui – se qualcuno se lo fosse chiesto – ne scrive il sottoscritto, che su questo blog si occupa di mass media. Perché è il segno dell’orrore a cui siamo arrivati nella società dello spettacolo, del fatto che anche gli ultimi baluardi di resistenza umana stanno crollando alla convinzione che non conta quello che sei e che fai, ma conta quello che appari. E quindi devi ingaggiare un ex giocatore belloccio, iper-presente nella civiltà dell’apparire, con una fama mediatica superiore a quella calcistica, pur di fare parlare di te. Non servono i risultati, serve l’immagine.
Il Chievo con ogni probabilità si salverà – giustamente - dalla retrocessione a tavolino, e continuerà a giocare in A con dignità e a riscuotere le simpatie di molti. Ma da oggi non è più una felice eccezione, calcistica e umana. Da oggi è uguale a tutte le altre squadre. Anzi, più uguale. E noi siamo ancora più tristi.
Livio Balestri
telecommando@hotmail.it