Fra
Montolivo e
Gilardino, quello che sta accadendo alla Fiorentina spiega meglio dei nostri polverosi editoriali perché fare calcio sia un'attività senza alcuna certezza e dove l'onestà può essere addirittura controproducente. Il centrocampista della Nazionale ha un contratto con scadenza 2012, sa di avere il Milan e forse altri alla porta, non intende prolungare il suo rapporto con i viola. Secondo l'idea dei dirigenti del nostro calcio, ma anche dei giornalisti che scrivono sotto la loro dettatura, un calciatore in questa situazione dovrebbe accettare il rinnovo propostogli dalla società in modo da non andare via a costo zero l'anno prossimo. Ma perché? Perché Montolivo dovrebbe andare contro i propri interessi, visto che buona parte della cifra risparmiata il Milan della situazione gliela spalmerebbe sui successivi ingaggi? Anche senza citare la celebre frase di
Stefano Ricucci (facile fare i...con il...degli altri), è evidente che in questo caso sia Montolivo che la Fiorentina stanno facendo il proprio legittimo gioco. Non ci sono traditori e traditi, perché se Montolivo fosse scarso o comunque non avesse mercato la Fiorentina il rinnovo nemmeno glielo avrebbe proposto. Per il momento la società dei
Della Valle è arrivata a un para-mobbing, togliendogli la fascia di capitano per affidarla a
Gamberini, mettendo Montolivo di fatto ai margini della squadra. Di segno opposto la situazione di Gilardino, che ha un contratto fino al 2013 (quando avrà 31 anni) ma non è troppo contento di rimanere ed in ogni caso per rimanere pretende un prolungamento alle sue condizioni. Anche in questo caso: ma perché? Perché la Fiorentina dovrebbe prendere una decisione prematura, legandosi in eterno a un bravo attaccante che però ad alto livello europeo non ha mercato? Il non detto di tutte queste vicende sono gli accordi extracontrattuali, quando non direttamente i pagamenti in nero. E il fatto che in casa viola ci siano questi braccio di ferro depone a favore della corretta contabilità del club, significa che nessuno ha in mano qualcosa per ricattare. Quando invece queste vicende finiscono a tarallucci e vino (quanti 'mal di pancia' o malumori trasformatisi in operazioni lampo di mercato), significa che a nessuno degli attori conveniva far accendere le luci. Facile in questo caso osservare la trasparenza della Fiorentina, nemmeno fossimo a libro paga di Della Valle, meno facile (e più pericoloso) in altri evidenziare la presenza del nero. Ma ci possono comunque arrivare tutti, seguendo l'evoluzione di certi 'grandi affari' (di solito la formula è prestito con pagamento ufficiale dilazionato e quello reale eseguito alle Cayman) e di certi campioni che si autoriducono l'ingaggio per il piacere di giocare in quella certa squadra. Non ne è mai esistito uno, nella realtà.
Stefano Olivari