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Come Agnelli fa sognare i tifosi

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Calciopoli per sempre, quindi copie vendute e click sui siti senza grande sforzo. Il Consiglio federale non prenderà la decisione di revocare all'Inter uno scudetto che dal punto di vista tecnico non le è mai stato assegnato, ma che le è finito in mano solo (si fa per dire) per la retrocessione della Juventus. E la penalizzazione di 30 punti del Milan, fatto da non dimenticare. Un Milan che 'sul campo' (espressione cara soprattutto a chi i risultati del campo li taroccava) aveva ottenuto 12 punti più dell'Inter (88 contro 76). Sullo sfondo, ma neppure tanto, la Roma che alla fine di quel giro di sanzioni si classificò seconda. Inevitabile il commento sulle telefonate di Pradé, ma abbiamo da giocare anche gli assi di Chievo (quarto) e Palermo (quinto). Il Consiglio federale è un organo amministrativo e non può revocare titoli, tantomeno assegnarli: lo sanno anche al bar, ma per evitare di metterci la faccia Abete lo ha fatto dire agli inevitabili 'saggi' (cinque consulenti) e a singoli consiglieri come Renzo Ulivieri. Di sicuro l'ex vice di Carraro non potrà evitare di prendere una posizione politica, che poi è quella che davvero interessa ad Agnelli. Il presidente della Juventus non ha mai creduto alla possibilità di riavere quello scudetto e nemmeno a quella 'light' della revoca con la non assegnazione, che avrebbe aperto una serie di contenziosi storici basati su sentenze penali e sportive (si pensi solo ai rapporti del Milan con il Torino di Borsano, alle partite giocate per l'Inter dal Recoba finto comunitario, alle iscrizioni ai campionati presentando documenti falsi) che in ultima analisi non avrebbe portato vantaggi alla Juventus. Se niente è prescritto, tutta la storia sportiva si può riscrivere usando solo le porcherie accertate. Fra l'altro è anche, modestamente, la nostra posizione: perché La Cecoslovacchia, pur non esistendo più, non dovrebbe avere il Mondiale 1962 la cui finale fu giocata da Garrincha ri-qualificato contro ogni regola? Tornando al presente, Agnelli ci teneva e ci tiene molto alla censura per una questione di marketing per tifosi: Aguero non viene, con Matri non si sogna, l'Europa è lontana e soprattutto la 'sua' Juventus è molto ma molto peggio di quella post Calciopoli del cugino John, di Cobolli, Blanc e Ranieri (un secondo e un terzo posto, Champions League in scioltezza). Strategia furbesca, ma comprensibile. Per questo l'unico modo che Abete ha di andare avanti è quello di far infuriare Moratti, mettendolo sullo stesso piano di Moggi a parole ma non facendogli niente nei fatti. Alla fine è solo una questione di immagine, la minaccia di ricorrere alla giustizia ordinaria per far riscrivere una sentenza sportiva porrebbe automaticamente la Juventus fuori dal calcio italiano. Stefano Olivari