La morte in Afghanistan del parà
Roberto Marchini ha suggerito a
Silvio Berlusconi di disertare il raduno rossonero a Milanello, per evidenti motivi di opportunità, ma siccome noi ci occupiamo di calcio possiamo dire che con la sua presenza poco sarebbe cambiato dal punto di vista del Milan. Non è che una battuta sul risarcimento a
De Benedetti, magari sfruttando anche l'assist di
Galliani che per primo aveva messo in relazione Milan e salasso finanziario (al di là del fatto che il patrimonio personale del Premier si aggiri intorno ai 20 miliardi di euro, secondo le stime più prudenti), avrebbe potuto illuminare il mercato di una squadra che sarebbe poi quella campione d'Italia e che ha fatto acquisti mirati (
Mexes, Taiwo, El Shaarawy) liberandosi di zavorra, giovani da far maturare e cedendo come al solito un fuoriclasse (
Pirlo) con parabola discendente già iniziata. Insomma, se a
Ibrahimovic passano i mal di pancia ci sono poche ragioni per non vedere il Milan favorito in quella specie di torneo a due ('Idea
Tevez' e '
Aguero manca solo la firma' non sono arrivati in Italia: incredibile, bisognava pagarli!) che attualmente è il campionato italiano. Di sicuro il Berlusconi con grane personali e aziendali a livelli massimi ha intuito che l'effetto elettorale delle vittorie (o delle non vittorie) del Milan è limitatissimo, difficile che al di là della solita ricapitalizzazione da decine di milioni faccia pazzie per provare a rivincere una Champions League che ha già vinto cinque volte. Mai come adesso sarebbe il momento giusto per vendere il Milan: da campione d'Italia, dopo 25 anni di trionfi, magari a un imprenditore amico (tempo fa individuato in
Ligresti, prima della crisi delle aziende di famiglia) o allo straniero che non è antipatico ad alcuno (la Gazprom o comunque qualche emanazione di
Putin). E' ormai evidente che il fair play finanziario è una bufala facilmente aggirabile, come ha dimostrato il caso dello sponsor del Manchester City, e che anche nei prossimi decenni chi vorrà stare ai massimi livelli mondiali dovrà spendere cifre iperboliche che solo i giornalisti possono definire 'investimenti'. Il Berlusconi di una volta avrebbe avuto la risposta, senza stare troppo a sottilizzare sui conti da cui far partire i bonifici. Ma questo?
Stefano Olivari