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Numeri uno (anche con i piedi)

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Mesi fa parlammo dell’importanza crescente che nel calcio spagnolo rivestono i difensori capaci di impostare e superare il primo pressing avversario. L’estrema conseguenza di questo discorso porta a riconsiderare anche il ruolo del portiere. Non ci si accontenta più di un portiere che non spari il pallone a caso sui retropassaggi, o che esca dai pali per interventi disperati sull’attaccante lanciato a rete. No, il portiere può diventare parte integrante, e determinante, di tutte le fasi del gioco. L’archetipo è Víctor Valdés, la cui interpretazione del ruolo si può definire rivoluzionaria: più coinvolto coi piedi che con le mani nei 90’, destinatario dei retropassaggi non solo per alleggerire la pressione, ma per propiziare nuove situazioni di superiorità palla a terra. Sovente è lui stesso l’artefice diretto: se i due difensori centrali vedono chiuse le linee di passaggio, si affidano al suo piede e alla sua lucidità per scavalcare il pressing e smarcare i terzini o un centrocampista con un lancio calibrato. Superata questa prima linea, Iniesta o Messi hanno spesso campo aperto quando l’avversario rischia un pressing molto alto. La capacità di Valdés trasforma quasi in contropiedi azioni che in realtà iniziano dal fondo con l’altra squadra schierata. Esemplare quella del gol di Pedro contro il Real in Champions, nata proprio così. Se Valdés è il più rivoluzionario, anche perché il sistema di gioco del Barça glielo richiede espressamente, il più talentuoso è però l’argentino Ustari del Getafe, un talento ancora non del tutto espresso. Difficile trovare un portiere così incline a incidere sul gioco della propria squadra. Non solo per quei rinvii sbalorditivi (quello che fa Valdés, pescare il compagno libero più lontano, lui lo fa anche con un rinvio diretto senza pensarci su), ma anche per i movimenti da libero aggiunto alle spalle della difesa. Apparentemente spericolati, in realtà guidati da un senso della posizione e un tempismo superbi. Uno così ti permette di difendere sempre un bel po’ di metri più avanti: ideale per grandi squadre che vogliono sempre l’iniziativa. Meno all’avanguardia ma notevole anche Claudio Bravo, della Real Sociedad: non gli viene richiesta  la stessa complessità di Valdés (prevalentemente il suo apporto si limita al rinvio, precisissimo, verso la trequarti per la sponda aerea di Xabi Prieto o Zurutuza), ma il suo destro è capace di “fare la barba ad una mosca”, come dice il suo ex allenatore Juanma Lillo, ora commentatore televisivo. (a cura di Valentino Tola)