Il Milan si è quindi alla fine sbarazzato di
Andrea Pirlo, non rinnovandogli il contratto in scadenza, dopo dieci anni di onoratissimo servizio: due scudetti, due Champions League, un Mondiale per club e varie coppe del nonno (anche il Mondiale per club in fondo lo è), da leader tecnico di un gruppo che sta per essere sciolto solo per motivi di età. Andrà con tutta probabilità alla Juventus a guadagnare meno della metà (2,5 milioni di euro netti a stagione contro i quasi 6 del Milan) in un contesto tecnico e ambientale di sicuro inferiore a quello rossonero: non fosse altro che per la Champions League da possibili protagonisti paragonata al nulla europeo. Un addio che ha dell'assurdo, visto che negli scorsi anni
Galliani aveva rinunciato a monetizzare la partenza di un Pirlo ormai trentenne di fronte alle numerose offerte dall'estero (ma il giocatore avrebbe accettato solo quelle del Chelsea di
Ancelotti) e adesso lo perderà a incasso zero con la magra soddisfazione di risparmiare sull'ingaggio. Ingaggio che sarebbe stato comunque rispramiato, vista la buona volontà del giocatore. Invece non c'è stata discussione, come ha rivelato lo stesso Pirlo: ''Non si è mai parlato di offerte, non c'è stata alcuna trattativa, era già deciso tutto''. Qualcosa non torna, e non si tratta delle condizioni fisiche di Pirlo: chi lo metterà sotto contratto lo farà evidentemente dopo averlo sottoposto a visite mediche. E poi
Nesta, più anziano di tre anni e che ha appena rinnovato, non è fisicamente meno a rischio del campione del mondo 2006. Nato come trequartista e diventato il miglior regista del mondo per un'intuizione condivisa con
Ancelotti, che così trovò il modo di farlo convivere con
Rui Costa: parliamo di quasi dieci anni fa, sembra un secolo. Di sicuro quel 'Mi rimpiangerete', pronunciato educatamente come è nel suo stile, potrebbe farlo passare dalla parte dei cosiddetti 'traditori'. Perché nel mondo mediatico-sportivo italiano esiste questa asimmetria: se ti scarica la società va tutto bene, è un suo diritto (forse perché i presidenti hanno di solito vita più lunga di allenatori e calciatori?), mentre se la decisione di andartene è tua passi per un mercenario senza cuore. Pirlo al momento è nel mezzo, più nel girone dei
Kakà (pur senza aver mai baciato maglie dal balcone di casa promettendo eterno amore) che in quello dei
Leonardo, ma non si sa mai. A un segnale dei soliti noti, e non di Massimo Meridio, si può sempre scatenare l'inferno. Ancora per qualche anno funzionerà così.
Stefano Olivari