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Parigi, delusione capitale.

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La Francia è uno di quei Paesi nei quali la Capitale riveste un ruolo simbolico fondamentale. Sono pochi gli Stati a così forte connotazione “centralista”: Parigi é ritenuta il centro di tutto ed il resto del Paese viene inteso come un “contorno” della Capitale. Politica, storia, vita mondana, economia: tutto in Francia, passa per le vie Parigi. Tutto, tranne il calcio. Nel calcio la città transalpina più popolosa non è mai riuscita a comandare, in passato come oggi. Alla fine del 1800 furono fondate Stade Français, Racing Club de France e Red Star Football Club, squadre in grado di mettere insieme 10 Coppe di Francia (5 per il Racing e 5 per la Red Star) e un titolo, vinto dal Racing nel 1936, prima di sparire. Nel 1970 fu fondato il Paris Saint Germain, l’unico club che al giorno d’oggi rappresenta la Capitale e che, in 40 anni di storia, ha accumulato 2 titoli di Campione di Francia, 8 Coppe di Francia, 2 Supercoppe e 3 Coppe di Lega, oltre ad una Coppa delle Coppe. Troppo poco per una società dalla quale è inevitabile attendersi di più. Il suo punto di massimo splendore, il PSG lo toccò all’inizio degli anni Novanta, quando in breve tempo mise in bacheca diversi trofei e prese parte per la prima volta alla Champions League. Sfornò campioni del calibro di Youri Djorkaeff, Raì, George Weah, Patrice Loko e Bernard Lama, ma non fu mai capace di imporsi sul panorama calcistico nazionale ed internazionale, perdendo pian piano forza e prestigio e riuscendo nella difficile “impresa” di non vincere nulla nemmeno durante il biennio 2001-2003, quando la maglia numero 10 era vestita da un certo Ronaldinho, all’epoca devastante. Anche quest’anno il PSG era partito con ambizioni di vertice: la società aveva affidato a Antoine Kombouaré una squadra di tutto rispetto, mixando l’esperienza di Coupet, Makélélé e Giuly a giovani di buon livello come Sakho e Chantome. Aggiungendo al puzzle calciatori affidabili quali Bodmer, Erdinc e Nenè, il PSG sperava di riuscire a tener testa alle compagini considerate favorite per il titolo. Dopo un buon avvio però il club rossoblù ha mollato la presa, esattamente come accaduto lo scorso anno, dovendo rinunciare alle ambizioni di vertice. Quale sia il “male nascosto” di questo club non è ancora stato scoperto. In Francia, exploit del Lione a parte, sono in tante le squadre che, anno dopo anno, si ritrovano coinvolte a lottare per il titolo, ebbrezza che in casa PSG non provano da ben 6 stagioni. Proprio in questi giorni, inoltre, la proprietà è stata messa in vendita dal Colony Capital, gruppo americano che ne detiene il 95%: che si tratti di un altro passo indietro o della tanto attesa svolta? Verrebbe da dire “aspettare per credere”, ma siamo proprio sicuri che a Parigi abbiano ancora voglia di aspettare? (a cura di Renato Maisani)