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Milan - Inter, quando non esisteva più

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È dalla stagione 1992-93, quando il Milan staccò di quattro punti i cugini, che la classifica finale del campionato non vede occupare le prime due caselle dalle milanesi. Quest’anno, Napoli e Udinese permettendo, potrebbe essere quello buono per rivederle guardare dall’alto al basso tutte le altre. Da quel 1993, in cui la vittoria valeva ancora due punti, ad oggi, le due squadre hanno viaggiato quasi sempre in senso opposto: quando il Milan vinceva i campionati negli anni Novanta, l’Inter otteneva piazzamenti anonimi (addirittura salvandosi per un solo punto nel ’94); quando l’Inter invece cominciava a vincere senza fermarsi più, anni Duemila dunque, ecco che era il Milan a stare fuori dai giochi-scudetto (dando priorità alle coppe internazionali). Nel mezzo, la Juve moggiana e gli scudetti delle due romane, a sbiadire per un po’ la nobiltà delle compagini meneghine. L’anno scorso c’è stato un riavvicinamento, ma poi la Roma si mise in mezzo, lasciando al Milan il gradino basso del podio. Dieci anni fa, alla 31a giornata, la stessa del derby di sabato sera, Milan e Inter assieme avevano 44 punti meno delle due romane che occupavano primo e secondo posto. Il Guerin Sportivo spronava le due squadre ad una politica diversa, titolando in copertina “Ridateci Milaninter!”. L’Inter infatti, nevroticamente, spendeva molto e male; il Milan invece era in una fase di austerity. Nella primavera del 2001, con un calcio italiano dominato da Lazio (campione in carica) e Roma (campione quell’anno) dalle colonne del Guerino, Italo Cucci aveva il sentore che l’era-Berlusconi fosse irrimediabilmente chiusa, a causa della carriera politica del presidente del Milan. In un commento all’interno del giornale possiamo leggere: “Ero ancora al Guerino quando il Milan toccò il fondo con Tabarez e Sacchi. La vicenda fu eclatante, segnava la fine di un’era e di un movimento di pensiero (e di quattrini) che aveva rivoluzionato il calcio, anzi squassato il mondo del calcio: il Berlusconismo. I miei fidati lettori sanno che avevo raccolto sotto questo titolo il grande cambiamento operato da Silvio Berlusconi fin dal suo avvento, rivoltando il Milan come un calzino e il calcio italiano come si fa con la terra dura, dimenticata, non lavorata: si dà di vanga, si dissoda, si recupera la fertilità. Quando ci fu la grande crisi sparai una copertina del Guerino con l’appello “Silvio ritorna”. E invece non è più tornato, neanche quando Galliani ha vinto uno scudetto per caso, con Zaccheroni; ma non perché Zac fosse compagno sgradito: semplicemente perché dal primo Milan a quello d’oggi è successo qualcosa d’importante: Berlusconi è diventato un soggetto politico e la squadra di calcio non può che occupare un piccolo spazio nel cuore e nella mente di un uomo che ha promesso di rifare l’Italia”. Certo che i nomi di quel Milan, erano ben lontani dalle figurine che sarebbero arrivate negli anni seguenti: Guly, Comandini, José Mari, Roque Junior per dirne solo qualcuno tra quelli a disposizione della coppia Maldini-Tassotti (subentrata a Zaccheroni in corso d’opera e che avrebbe ceduto il posto a Fatih Terim in estate). Ancor meno altisonanti i nomi dell’Inter: Macellari, Gresko, Pacheco, Ferrante, Hakan Sukur. Anche qua, una chiara fase di transizione: Marco Tardelli era subentrato a Lippi e di lì a poco sarebbe arrivato alla Pinetina Hector Cuper. Ivan Zazzaroni nello stesso numero che prendiamo in esame (il 21/2001) tracciò un amaro bilancio sulle prospettive nel breve periodo delle due squadre, prendendo in considerazione gli acquisti già fatti per il campionato 2001-2002: “Javi Moreno dopo Donati, uno Zenoni e il Turco. Galliani che chiarisce in tv che al Milan hanno introdotto il tetto salariale suggerendo ai grandi calciatori poco disposti a prendere meno di otto miliardi l’anno di cercarsi un ingaggio altrove. Il primo che ricorda che il padre del soccerbiz, il calcio gonfiato, è proprio il Milan di Berlusconi e Galliani, vince una bambolina. Dall’altra parte due turchi e Materazzi prima di Hector Cuper, l’allenatore in grado di soddisfare finalmente la “voglia di Herrera e di scudetto” di Massimo Moratti. Argentino l’ultimo, argentino il primo. Accaccì dopo Acca-acca. Mentre Roma fa le cose in grande, un tempo si diceva alla milanese, Milano continua a scommettere. Non è la strada giusta: ridateci Milaninter!”. Eh già: grandi speranze erano riposte in casa-Inter in Hector Cuper. Che invece verrà ricordato, ahilui, non come il nuovo Mago, ma per essere l’allenatore di quello sciagurato campionato perso il 5 maggio all’ultima giornata. Siamo andati nel 2001 a ripescare una fase difficile per Milan e Inter. Quell’anno passerà alla storia anche per il famoso 6-0 con cui i rossoneri umiliarono i nerazzurri, ma se abbiamo voluto scegliere quell’anno è solo per trovare un momento totalmente diverso da quello attuale. Oggi i rossoneri sono in corsa per il titolo come non accadeva da (troppo) tempo e con la Beneamata appena dietro e unica rappresentante italiana in Europa. Rivolevate Milaninter? Eccolo servito! Giovanni Del Bianco delbianco.giovanni@gmail.com